La prima settimana di "prova"

di Paolo Lingua

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La prima settimana di "prova"

Da oggi alla fine di giugno forse riusciremo a capire quale sarà il tipo di vita che ci attende, sempre nella speranza che tutti coltiviamo (con infinita fede nella scienza) di avere al più presto un vaccino che ci liberi dal coronavirus. Ma il nostro sentiero – lo sappiamo – è costellato di assi aguzzi che si chiamano “forse”, “ma”, “se”, “chissà”. Ma il primo banco di prova è stanziato in questa settimana. La prima, sia pur sommaria, sintesi la faremo lunedì prossimo 11 magggio. Questa settimana dunque è la prima vera fase della scommessa che in cuor nostro facciamo tutti nella speranza di cancellare dalla memoria il coronavirus che ci ha sconvolto la vita e le abitudini.

E’ presto per fare previsioni. In primo luogo dobbiamo capire se l’ansia irrazionale di recuperare una sorta di “libertà perduta” non ci farà commettere imprudenze o anche atti di incoscienza. Ovviamente non tutte è eguale. Bastava fare un breve giro in centro di Genova per capire che non tutti hanno riaperto. I rino è una delle prove più complicate che ci attendono.storanti sono quasi tutti chiusi: il mercato di pasti da asporto è troppo ristretto per tentare un recupero di guadagni perduti. Lo stesso vale per i bar che possono consegnare solo “merende” (panini e dolci da asporto), per non parlare del mesto rituale del caffè nella tazzina di carta da sorseggiare sulla porta del locale. Anche molti dettaglianti (ma oggi è lunedì e molto sono chiusi per organizzazione di orario consolidato) non hanno riaperto. O aspettano tempi migliori oppure hanno difficoltà a riaprire.

C’è certamente più gente per la strada e sui mezzi pubblici, dove però iol controllo, per forza di cose, è relativo. Difficile, in particolare nelle ore “morte” contare i passeggeri uno per uno. Quella dei bus di servizio urbano sarà una delle prove più complesse da valutare anche perché non è facile un controllo minuzioso in dettaglio. L’Amiu, con il quasi blocco di due mesi, non si trova neppure in buone condizioni economiche.

Si spera, ma non ci sono supporti cui aggrapparsi, in un comportamento responsabile da parte dei cittadini di tutte le età e di tutti i ceti. Ma soprattutto cercheremo di capire che cosa si muoverà, ma con una direzione in senso positivo. Al di là delle disposizioni di comportamento impartite dal governo, in Liguria stiamo assistendo a comportamenti a volte sconcertanti. La regione ha puntato, quasi certamente a fini di immagine con scopo di propaganda elettorale, a distinguersi, senza particolari colpi d’ala, o in qualche modo  ad aggungere alcuni particolari rispetto alla direttiva nazionale. Ma cosa significa andare nella seconda casa nella stessa regione e poi rientrare entro 24 ore al solo scopo della manutenzione? E poi le disposizioni sul permesso di andare in barca in coppia o di andare a cavallo? Quanti cittadini cavallerizzi saranno coinvolti? E’ comprensibile per tanti aspetti la presa di posizione che, sabato scorso, hanno assunto oltre sessanta comuni della Liguria che hanno preferito optare sulle scelte nazionali per non creare ulteriori confusioni. E va notato che, sia pure in maggioranza di amministrazioni di centrosinistra, molti firmatari sono stati sindaci di centrodestra di capoluoghi di provincia di notevole importanza retti dal centrodestra, come Imperia e Savona. Segno che esiste un malcontento diffuso e non poca diffidenza.

Un ulteriore elemento che s’è insinuato nel complesso sistema della regolamentazione della ripresa ormai detta “fase 2” è la ricerca di meriti e di riconoscimenti da parte politica forse anche per fugare tutti i dubbi che si sono diffusi sulla prontezza degli interventi, sugli errori di valutazione iniziale, su certi limiti della politica della sanità che ha coinvolto regioni “prime della classe” (o ritenute tali) come la Lombardia, ma anche la Liguria. E può creare ulteriori polemiche che già stanno sorgendo, la decisione della Regione Liguria di investire intere pagine di quotidiani con denaro pubblico.

Espressioni come “Noi, fieri e tenaci. Liguri” e “Ripartiamo  insieme” o “#orgoglioliguria” con alle spalle il ponte ricostruito fanno, con un sorriso, ripensare a un linguaggio gonfio e retorico di cui avevamo perso ogni traccia dal 25 aprile del 1945.