La Pasqua deserta della Liguria

di Paolo Lingua

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La Pasqua deserta della Liguria

Dalla Regione e dai Comuni della Liguria suonano da giorni cupi squilli di tromba. La parola d’ordine è solo una: state a casa, rispettate i divieti. E la minaccia, ancora più intransigente, riguarda i proprietari delle seconde case che vivono nelle regioni confinanti. Non venite in Liguria. Restate a casa vostra. E l’intimazione non si ferma alle prossime ferie pasquali ma è già proiettata agli week end tradizionali della stagione, ovvero quello del 25 aprile e quello del 1° maggio.

Sulle autostrade e sui passaggio “obbligatori” più trafficati sono predisposti blocchi della polizia, dei carabinieri e della stradale. I controlli sono già molto fitti e si intensificheranno via via nelle prossime 48 ore. Le multe fioccano. Tutto questo scenario non è piacevole e induce alla malinconia e al pessimismo. Purtroppo, però, dobbiamo ricordarlo tutti, non ci sono alternative. Sino al 3 maggio (il decreto del governo scatterà a ore) dovremo restare a casa e uscire solo per lo stretto necessario. La situazione generale della diffusione del contagio del coronavirus non è ancora in discesa. I dati di tutti i giorni, con tutte le differenza da regione a regione,non sono ancora buoni e non fanno inclinare all’ottimismo. Sono altalenanti e variabili e il calo – che pure c’è – è ancora troppo lieve. Viaggiamo su una sorta di pianura ambigua e il vero flusso in discesa non è ancora avvertibile. Per questo, il governo, sia pure con tutti gli “stop and go” che hanno caratterizzato le sue scelte strategiche sino a oggi, insiste su comportamenti severi, di autosegregazione, di prudenza, di massima cautela. Anche a Palazzo Chigi, come del resto tutti noi, si aspetta il segno forte della scomparsa graduale del virus. Ma, per il momento, si è anche molto prudenti anche per quanto riguarda la ripresa della produzione industriale e la riapertura del commercio al dettaglio e di tutte le attività economiche di minori dimensioni. La vera grande paura è appunto una ripresa del contagio e la nascita di nuovi focolai. Questo spiega anche la cautela per quel che riguarda la parziale ripresa delle attività di lavoro, sia nel settore industriale ma anche negli uffici pubblici.

I giorni di Pasqua e di Pasquetta ci offriranno dunque un panorama insolitamente deserto sia nelle città sia nei centri turistici delle due Riviere. Spiagge vuote, passeggiate in riva al mare deserte se non addirittura transennate e con divieto di accesso. Un paesaggio, sia pure sotto un sole quasi estivo, assurdo come un quadro della pittura irrazionale del Novecento. D’altro canto, anche per dimostrare l’illogicità di chi vuole venire da noi a tutti i costi come se non fosse successo niente, sia le grandi città come Genova, sia i centri di villeggiatura più affascinanti e conclamati, non presentano alcuna attrattiva, essendo chiusi bar, ristoranti, luoghi di ritrovo, di sport e di spettacolo. Si può fare solo la spesa, come a casa propria, E non è neppure possibile godersi la natura e la bella stagione perché le uscite da casa sono limitate e sotto il controllo non solo delle forze dell’ordine, ma anche gli abitanti del posto che temono contagi da parte di chi viene – nella maggioranza dei casi – da regioni assai più colpite della Liguria.

Mare selvaggio e montagne deserte con gli alberi dalle fronde mosse solo dal vento. Non resta che abbandonarsi all’immaginazione e accettare con coraggio e coerenza una situazione tutta particolare, una vicenda che si racconterà per anni, come per quel che è successo degli anni di guerra. Solo il controllo e l’autodisciplina potranno dare risultati concreti, almeno sino a quando sono saranno messi a punto i vaccini, come è accaduto in altri casi di epidemie e di infezioni.

Leggiamo, riflettiamo, ascoltiamo musica e vediamo film e documentari in Tv e, con un sospiro, seguiamo il sole e le poche nuvole dalle finestra di casa. E facciamo la coda con pazienza quando con prudenza usciamo per la spesa o per andare in certi uffici, come quelli postali. E’ un momento diverso che esige comportamenti diversi. E soprattutto occorre rifiutare la cultura (che a noi italiani a volte piace perchè ci sembra che venga dalla fantasia) dei colpi di testa.