La "marcia longa" della Gronda autostradale di Genova
di Paolo Lingua
La Gronda autostradale di Genova ha fatto un passo avanti? A sentire il ministro Paola De Micheli, ieri in visita blitz a Genova, e anche sulla base dei commenti del presidente Giovanni Tori, del sindaco Marco Bucci e degli esponenti dei partiti di sinistra (Pd, Leu, ecc.), il “passo” o il “mezzo passo” ci sarebbe stato. Secondo Paola Micheli è progetto è sempre quello vecchio, un progetto “unico” che entro la fine di gennaio dovrebbe avere via libera dal comitato ministeriale (ormai mitico) dei “costi e benefici”. Poi passerà, per legge, al Consiglio dei Lavori Pubblici. Non va dimenticato che il progetto era già pronto per l’avvio dei cantieri mentre si concludeva la vita politica del governo Gentiloni di centrosinistra. La questione, non secondaria, delle concessioni autostradali, che potrebbero essere rimosse alla Società Autostrade (eventuale realizzatrice dell’opera in un primo momento), sembrerebbe collaterale e non interferirebbe sui lavori per la costruzione della Gronda, se fossero decisi a livello di Governo. E’ fin troppo ovvio che la eterna e complicata vicenda segue la sua “marcia longa” di oltre 35 anni per un percorso accidentato dove si intrecciano questioni giuridiche, politiche e processuali. Comunque una Gronda che, con fatica, decolla e che potrebbe davvero, nell’ipotesi più ottimistica, partire quasi in coincidenza con la ripresa del ponte autostradale che certamente sarà in funzione entro giugno o poco più. Tutto tranquillo? Considerate le fibrillazioni quotidiane del governo e in particolare dei quattro partiti che lo compongono è meglio essere prudenti. Già stasera, proprio a Genova, c’è stata una dichiarazione tutt’altro che tranquillizzante di Alice Salvatore, leader in Regione del M5s. La Salvatore ha dichiarato troppo vecchio il tracciato della Gronda, ha ammesso che una parte (il raddoppio della A7) sarebbe fattibile, ma non la parte del progetto che vede la prosecuzione del tracciato lungo la A10 con oltre 50 km di galleria. La critica è stata di tipo ambientalista, con il timore di trovare amianto negli scavi. Ora la situazione potrebbe complicarsi: i grillini fanno parte del governo e i ministri e i vertici del movimento sembrerebbero inclini a trovare un compromesso con il Pd che, questa volta anche con i partitini di sinistra, sarebbe nettamente favorevole, come del resto da una decina d’anni aveva fissato la sua scelta, anche ser, proprio in Comune, si erano susseguite le giunta di Marta Vincenzi e di Marco Doria che avevano “subito” dopo diatribe il Terzo Valico ferroviario, ma avevano sempre detto “no” alla Gronda. E’ meglio mettere tutti i puntini sulle “i” a questo punto per evitare sorprese, perché le questioni genovesi finiranno, al livello romano, per intersecarsi con tutti gli altri problemi delle “grandi opere” di tutta l’Italia sino a questo punto bloccate (sempre per l’opposizione del M5s e dei gruppi “alternativi”). L’esempio più classico è la Tav Torino – Lione che pure è vista con favore da imprenditori e sindacati, così come gli interventi strutturali e di comunicazione della Liguria. La “sortita” di Alice Salvatore è un tentativo per far vedere che i grillini esistono oppure è un avvertimento? Ma se esiste ormai al ministero – ed è oggetto dei giudizi ufficiali che si dovrebbero concludere nei prossimi mesi - un unico progetto di Gronda, come sarà possibile disegnarne un altro alternativo? In quanto tempo e con quali modalità? Speriamo di procedere spediti, ma gli elementi di inquietudine e di dubbio, non mancano. Molto ci si aspetta dal ministro Paola De Micheli che sembra una amministratrice decisa e concreta. Ma quali saranno i condizionamenti nei quali dovrà, per forza di cose, navigare?
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