La giostra delle candidature alle elezioni regionali
di Paolo Lingua
Il centrosinistra, in tutte le sue frazionate componenti, è ancora in stato confusionale. Il Pd annuncia una assemblea di vertice per dopodomani, ma non è chiaro se servirà per fare uscire una decisione definitiva. Si ha la netta sensazione che non ci siano veri motivi e veri convincimenti per stare insieme (salvo l’obiettivo di far numero per tentare un colpo di mano che appare sempre più arduo) , mentre a livello nazionale proseguono dissensi ne dissidi su molti punti strategici. Le ultime notizie ufficiose – che vanno prese con beneficio di inventario – parlano d’una delusione da parte del giornalista Ferruccio Sansa che potrebbe essere stato il candidato possibile d’una coalizione Pd-M5s. Sansa avrebbe mandato un ultimatum alle parti, ma sembra deluso e sul punto di chiudere ogni partita. Del resto Sansa era gradito da una buona metà del M5s e solo da una parte minoritaria del Pd. Ma se i due partiti dovessero finire di andare ciascuno per conto proprio, a questo punto sarebbe probabile una candidatura di Alice Salvatore per i grillini e di un candidato più politicizzato per il Pd. Ma la situazione è ancora più complicata perché se, in extremis, si recuperasse l’accordo tra Pd e M5s con un candidato esterno (potrebbe essere l’ex preside di Ingegneria Aristide Massardo, teoricamente ancora disponibile? Mah), si avrebbe una ulteriore lista di sinistra moderata che potrebbe raggruppare i renziani, il movimento vicino a Calenda e “In Europa” di Emma Bonino. I renziani sembrano intenzionati di fare liste in accordo con il Pd solo in Toscana (dove il leader è ancora forte) ma andrebbero per conto proprio nelle altre regioni, Liguria inclusa dove punterebbero sul consigliere regionale uscente Valter Ferrando. Tutto questo è però ancora vagante sulle nuvole del futuro. Si ha la sensazione, a questo punto, che nonostante gli annunci di decisioni immediate e a giorni tutti i partiti puntino a tirare la questione alla lunga, per aumentare il prezzo di un accordo quando ormai i tempi saranno strettissimi. La sinistra sarebbe avvantaggiata da una alleanza di liste e movimenti, ma ci sono diversità per il momento insormontabili. Si parla persino d’una caduta del governo (improbabile ma che deve essere messa in conto come ipotesi possibile) e della eventualità di dar vita a un governo con poteri limitati che possa operare sull’ordinaria amministrazione per andare poi al voto entro l’autunno. Ma anche se nessuno vuole ammetterlo per ipocrisia moralistica di fatto tutti i partiti sono scontenti del taglio dei parlamentari e dell’ipotesi d’una legge elettorale proporzionale con lo sbarramento al 5%. Molti partiti e movimenti (estrema sinistra, estrema destra, centristi, ecc.) sarebbero automaticamente fuori e costretti ad alleanza con i partiti maggiori, a costo di faticose trattative. Un discorso che per molti aspetti vale, sul piano matematico, anche per le elezioni regionali. Le segreterie nazionali ne regionali giocano quindi su una complicata scacchiera dove le scelte ideologiche si fondano con complicati algoritmi. Ma non mancano i pensieri anche in casa della destra. Salvini ha annunciato di “voler prendere tempo”. Che vuol dire? Semplicemente che occorre assestare le scelte dei candidati presidenti, equilibrando le richieste di Forza Italia che vuole mantenere un ruolo di prestigio, di Fratelli d’Italia in crescendo. Tutti vogliono almeno un candidato presidente, anche se la Lega punterà a fare l’asso pigliatutto. Ne avremo ancora per un buon mese. E’ meglio che gli Italiani si rassegnino ad attendere con calma in attesa che i presunti conigli escano dal cilindro dei vertici.
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