La crisi di governo rinviata (per il momento)

di Paolo Lingua

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La crisi di governo rinviata (per il momento)
La temuta crisi di governo sembra rinviata, per ora. Ma ormai si procede “ad horas”, oppure se si preferisce il termine si naviga a vista. Poco da dire sui risultati del confuso referendum  le cui modalità sono note solo ai vertici del M5s e in particolare a Di Maio e a Casaleggio. A detta dei maggiori organi mediatici italiani ormai all’interno del partito maggiore di governo è in atto una spaccatura che vede da un lato i “duri e puri” e gli intransigenti con in testa il presidente della Camera Fico e il “fondatore” Beppe Grillo; mentre dall’altro ci sarebbero i “governativi” con alla testa Di Maio e Di Battista, quelli che hanno manovrato il referendum con lo scopo di evitare azioni processuali contro Salvini e , di conseguenza, anche contro altri membri dei vertici del Governo. Anche se le modalità del voto on linea restano in parte oscure, resta il fatto che il 41% dei votanti hanno scelto di processare il ministro dell’Interno. Ma su molte scelte operate in questi mesi la componente più “alternativa” dei “grillini” resta imbarazzata e polemica. Questo atteggiamento si esaurirà a parole oppure scaturiranno nuovi elementi di contrasto intorno ai vertici delle decisioni che riguardano tutto il Paese? Autonomie regionali, grandi opere, ordine pubblico, immigrazione sono temi di grande attualità, così come le alleanze elettorali che si formeranno in occasione delle “europee” di maggio. Sono ben pochi i temi sui quali c’è consonanza. Ogni giorno possono nascere contrasti, anche se, ormai, sono tre mesi scarsi ci dividono dalle elezioni che sono il passaggio cruciale che sarà arbitro delle sorti del governo attuale. E’ indubbio che le quotazioni della Lega sono in salita,  mentre i “grillini” sono in netto calo e rischiano di essere scavalcati dalla coalizione del Pd e degli alleati minori. Anche se la sinistra boccheggia e ora, con la vicenda dei genitori di Renzi, ha subito un nuovo scossone sia pure indiretto,  bene o male galleggia. Anche se non pare segnata da una netta ripresa potrà trovarsi al secondo posto, come alternativa ufficiale al centrodestra. Alla sinistra toccherà un lungo periodo di pausa per arrivare a una ripresa, anche alla luce della situazione europea che appare assai confusa e potrebbe trovarsi nella difficoltà di disporre d’una maggioranza in grado di gestirne la governabilità, una situazione che, sia pure su posizioni molto differenti, potrebbe fare il gioco della Lega e del M5s. Anche se ormai non ci saranno ostacoli in Parlamento a dire “no” al processo a Matteo Salvini e ad altri ministri sul “caso Diciotti”, tutto quanto riguarda la governabilità resta appeso a fili fragilissimi, anche perché, ripresa forza, Salvini farà di tutto per imporre la propria linea e le proprie scelte più qualificate. Viene voglia mi chiedersi se ora riprenderanno le polemiche sulla Tav e sulle autonomie delle regioni del Nord, argomenti ostici ai “grillini” e alla loro ala più intransigente. C’è poi un’ombra lunghissima ne inquietante che è tornata a stendersi su tutto il mondo politico, vale a dire il rapporto politica-magistratura., un tema che non può essere rimosso con dichiarazioni standard e luoghi comuni.  La cosiddetta “giustizia a orologeria”, comunque la si voglia chiamare, esiste e punta a ridimensionare il potere politico da chiunque sia espresso. Ne hanno fatto le spese i partii della Prima Repubblica, Berlusconi e oi suoi uomini, la sinistra che ha sperato di poterla cavalcare e ora la nuova alleanza di governo. E’ un tema inquietante che incombe, anche se nessuno sinora è stato in grado di affrontarlo.

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