La confusione politica e gli effetti in Liguria
di Paolo Lingua
3 min, 34 sec
La politica italiana ha imboccato uno dei “soliti” (ormai ci siamo abituati) corridoi oscuri. La vicenda della potenziale incriminazione di Matteo Salvini al tribunale die ministri per il “caso Diciotti” e lo scontro sulla Tav hanno portato pesanti spaccature tra i due partiti che costituiscono l’asse del governo. Curiosamente, entrambe le parti evitano di Parlare di crisi, anche se all’interno del M5s il ritorno di Di Battista porta alle forzature di quelle che sono state le posizioni del movimento in campagna elettorale e poi, in gran parte rimosse per esigenze di governo.
Di Battista non sembra aver recuperato una parte del consenso presumibilmente perduto: la parte più incerta dei “grillini” sembra propensa a “uscire dall’area del consenso, mentre resterebbero i più “radicali”. Ma questo farebbe del partito una roccaforte di dissenzienti a 360 gradi, destinata a restare all’opposizione una volta caduto il governo. Ora si tratta di capire se Salvini intende tirare la corda sino alle elezioni europee di fine maggio per fare la conta dei voti. Ma anche il resto dello schieramento politico italiano appare in stato confusionale. Il Pd alla vigilia delle primarie, con una indicazione di leadership frazionata, perché il margine di vantaggio di Zingaretti è molto stretto, non sembra avere una vera linea. Zingaretti sembra puntare a recuperare le vecchia sinistra fuoriuscita, mentre Calenda vorrebbe una movimento diverso e filoeuropeo, meno ideologizzato in maniera tradizionale. Ma siamo agli “spot” e non si capisce bene se dietro a queste posizioni ci sono delle reali fasce di opinione pubblica. Il Pd appare in difficoltà – e non si comprende bene il perché – ad andare allo scontro con un governo che pure sembra offrire tutti giorni infiniti spunti.
La polemica contro l’attuale leadership di potere sembra invece ben sfruttata, a parole, da Forza Italia e da quello che resta della fascia moderata dello schieramento italiano, ma a quel che pare non ci sono risposte positive da parte dei sondaggi, salvo sorprese. Forza Italia vuole la crisi e rimettere in campo il centrodestra tradizionale, ma la Lega tentenna. Quali potrebbero essere, in tempi stretti, le ricadute sul territorio della Liguria dove, insieme alle “europee” è previsto il voto in molti comuni tra i quali alcuni strategicamente importanti? Mentre il centrosinistra sembra perso nel vago, il centrodestra, in alcuni casi, a livello locale, si è ricompattato. Bastano, in Liguria, i casi di Rapallo e di Sanremo, solo per fermarci ai comuni maggiori, dove ci sono anche candidati di bandiera di indubbio prestigio e popolarità locale.
Le antiche “ruggini” tra Forza Italia (divisa anche al suo interno tra “totiani” e scajoliani”) sembrano – almeno provvisoriamente – rimosse. Con una logica da Prima Repubblica (che poi è la manifestazione della vera saggezza politica), si sta puntando al risultato concreto, visto che le chances di vittoria sembrano assai ampie sia a Levante, sia a Ponente di fronte a un Pd sostanzialmente diviso e incerto sulle linee da seguire e con non poca difficoltà a trovare candidati di rottura. Anche il dibattito all’interno delle maggiori amministrazioni, come la Regione il Comune di Genova, appare di basso profilo e legato, come si diceva un tempo, alle “piccole cose”. Non si discute sulle grandi strategie che forse non sono neppure prese in considerazione dalle stesse maggioranze. E’ indubbio che la discussione e l’attenzione generali sono assorbite obiettivamente dal complessa vicenda della demolizione e della ricostruzione del ponte autostradale distrutto. La questione del ponte sembra assorbire ogni interesse e ogni attenzione: di qui una larga parte della crisi collettiva che coinvolge un po’ tutta la politica locale che sembra avere da tempo il fiato grosso sulle proprie strategie interne. Ma, dato che non sempre è utile affidarsi ai sondaggi che rispecchiano una opinione pubblica volatile, le attese sono sconcertate. Questo però si riflette negativamente sull’azione politica delle istituzioni. E’ fin troppo ovvio che la ricostruzione del ponte assorbe energie e iniziative a livello quasi assoluto, ma è possibile che non ci siano settori operativi sui quali operare ed incidere a favore d’un cambiamento di rotta per l’economia di Genova e della Liguria? E’ un discorso che porta ben al di là delle schematiche contrapposizioni tra destra e sinistra care al passato prossimo, ma sembra che ormai ci muoviamo su un terreno arido. Il crollo del ponte, purtroppo, ha peggiorato la situazione.
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