La confusa situazione politica a tutti i livelli

di Paolo Lingua

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La confusa situazione politica a tutti i livelli

La Liguria è in stallo, in particolare nell’area del centrosinistra, per la scelta del candidato presidente e, in particolare, sul piano della strategia delle alleanze. Non si capisce ancora se decollerà l’alleanza tra Pd e M5s oppure se i due partiti, faticosi e ombrosi alleati di governo, correranno autonomamente con candidati diversi. Inutile giocare con il “caso di Pandora” dei nomi – politici ma soprattutto della cosiddetta “società civile” – che ogni giorno vengono gettati come dadi sul tappeto verde della corsa elettorale. Solo quando si capirà come e in che modo di asseteranno le alleanza, si potrà capire quale potrà essere il candidato più idoneo. I grillini sono divisi in diversi gruppuscoli: pro e contro l’accordo con il Pd, ma anche in disaccordo su possibili candidati sia interni, sia esterni. In casa Pd si attendono le decisioni romane per poi capire cosa fare. Tra l’altro, non si esclude che nelle sei regioni dove entro maggio si dovrebbe votare si costituiscano alleanze diverse con simboli diversi, tanto per alleggerire la confusione già in atto.

Ma manca ancora un segmento da non trascurare: che cosa faranno i renziani che, da giorni, sembrano arroccati in uno scontro senza mediazione con il M5s sulla questione ormai bollente (per non dire incandescente) della riforma della prescrizione?  Uno scontro che potrebbe mettere persino in crisi il governo che si regge su una alleanza sempre più fragile. Ma la crisi e il voto potrebbero trovare ostacoli e intralci tecnici con l’imminente prospettiva del voto di un referendum sulla riforma del parlamento con il taglio dei deputati e dei senatori. A questo punto, anche un crisi potrebbe bloccarsi nella prospettiva di un voto popolare che potrebbe rinviare il rinnovo del Parlamento, nel caso d’uno scioglimento anticipato, almeno sino al prossimo autunno, ottobre o novembre, tanto per dare un’idea concreta delle prospettive. E allora? Le soluzioni sono diverse e alternative: una potrebbe essere trovare una faticosa intesa con i renziani sulla riforma processuale, anche se non sembra facile perché non è semplice trovare un compromesso accettabile.

Scavalcando la questione delle elezioni politiche anticipate, ci sarebbe – e qualcuno a Roma ne sta già parlando – la possibilità d’un governo tecnico, accettato da tutte le forze politiche che, nel volgere di sei mesi, conduca il Paese alle elezioni in autunno. Si parla pure di possibili premier supertecnici: Draghi e persino Gianni Letta, già silurato a Palazzo Chigi dallo stesso Renzi. Ma non sembra che nessuno di questi abbia voglia di rischiare e di assumersi un incarico scomodo e che poi non porterebbe grossi risultati. E’ finita in politica la presenza di personalità avventurose o avventuriere.  Curiosamente è un discorso speculare, fatte le debite differenze, con la situazione nelle singole regioni in attesa del voto per designare i candidati, una problematica che coinvolge (vedi la Puglia) anche il centrodestra, dove non mancano i nervosismi  tra Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia.

Forse non in Liguria dove, per il momento, sembra reggere, senza altre alternative, la candidatura del presidente uscente Giovanni Toti,  la cui leadership però, sta subendo qualche incrinatura un po’ per alcuni settori dove la amministrazione uscente s’è dimostrata debole, come nel caso non trascurabile della sanità e, più recentemente, per le critiche mosse da  più parti ai vertici della regione per la politica della comunicazione ritenuta eccessivamente spregiudicata. Ci attendono mesi di fibrillazioni e di colpi di scena. Difficile avanzare previsioni razionali perché oggi, a tutti i livelli, quasi nulla è razionale.