La bilancia del governo tra clausura e riaperture

di Paolo Lingua

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La bilancia del governo tra clausura e riaperture

Sembra ormai certo che alla vigilia di Pasqua il presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte firmerà un nuovo decreto di proroga delle norme di severa cautela per i cittadini e per tutte le attività pubbliche e private. Si parla di altri quindici giorni di clausura, a partire dal 14 aprile. Nasce subito un dubbio perché la normativa scadrebbe il 29 aprile. E sembra assai improbabile che il governo conceda un sia pure parziale “via libera” alla vigilia del week end del  1° maggio. Si andrà aventi con altri quindici giorni di clausura per i cittadini. Ma anche la riapertura delle industrie e di una larga parte di artigianato e piccolo commercio al dettaglio non decollerà a maglie larghe. Si andrà a piccoli passi perché pur essendo in lieve flessione il contagio non presenta alcun dato forte di discesa. E resta alto il numero dei ricoverati e dei decessi, accentuati questi ultimi dalla grave situazione delle case di riposo per anziani le meno attrezzate e le più vulnerabili.

C’è un settore, in particolare le grandi imprese, che scalpita perché teme crolli commerciali e di mercato a causa della chiusura prolungata. Ma c’è anche un “chi va là” delle organizzazioni sindacali che temono da un lato i rischi di possibili aumenti della disoccupazione, ma dall’altro chiedono agli imprenditori provvedimenti di garanzia sui posti di lavoro. E’ più che certo che il governo, a questo punto, procederà a piccoli passi per evitare rischi di accentuazione dell’infezione da coronavirus ma, al tempo stesso, per non bloccare completamente l’economia italiana. Gli imprenditori dei settori strategici, tramite i vertici della Confindustria, premono apertamente per una ripresa, mentre i sindacati oscillano tra una ripresa per evitare massicce disoccupazioni e al tempo stesso chiedono garanzie di sicurezza per i posti di lavoro. Ieri, inoltre, c’è stata una nuova spinta da parte del presidente della Fiat John Elkann. Il settore auto, in Italia e nel resto del mondo, sta subendo una pesante flessione.

Ma ci sono altri aspetti che danno luogo a preoccupazioni e ad allarmi: l’Italia deve riprendere la via in crescendo dell’export che è da sempre una delle sue fonti  di introito per l’alto valore aggiunto frutto del nostro prodotto di eccellenza. Questo spiega oscillazioni politiche e cautele di massima, ache perché ogn la recettività alberghierai giorno piovono decisioni. Il gruppo Costa Crociere ha annunciato proprio in queste ore che sino alla fine di maggio il programma delle crociere resterà fermo per le difficoltà di movimento, di attracco e per tutti i problemi che sopravvengono su navi-città con più di 5 mila persone a bordo. A livello governativo non ci si vuole sbilanciare per ora, ma suonano campane a lutto per quello che concerne la prossima stagione estiva. Alberghi, pensioni, ostelli sono a evidente rischio di contagio, per non parlare della situazione, ancora più critica degli stabilimenti balneari. Le strutture recettive delle vacanze sono condizionate, per ovvii motivi, alla riapertura di bar, ristoranti, trattorie, luoghi di ritrovo, sale da ballo, luoghi di spettacolo. Tutte situazioni ad alto rischio, perché, anche se verso giugno, come si spera, scenderà la diffusione del coronavirus, ci sono pesanti preoccupazioni per un ritorno di focolai, anche perché, se riapriranno porti e aeroporti ci saranno flussi di arrivo non facilmente controllabili. Anche da parte sanitaria questo rischio è avvertito e in molti interventi della stessa protezione civile non è nascosto nella maniera più assoluta.

La previsione di massima, salvo sorprese, vedrà un prolungarsi  delle norme di sicurezza e di blocco a casa dei cittadini ancora per almeno due fasi di quindici giorni ciascuna, con una cauta riapertura d’una parte della grande industria e una ancora più ridotta e frazionata riapertura di settori del piccolo commercio e dell’artigianato. Il crescendo sarà lento e graduale nelle settimane se non addirittura nei mesi. Il pericolo maggiore è l’affollarsi delle strade e dei luoghi di ritrovo, anche perchè c’è una forte percentuale di cittadini, giovani e vecchi, difficili da contenere. E questo è forse il rischio più grande.