L'unità e l'eccellenza d'Italia

di Paolo Lingua

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L'unità e l'eccellenza d'Italia

C’è una fama ingiusta che a volte avvolge gli italiani: vili, opportunisti, voltagabbana e “sempre pronti a fuggire sul carro del vincitore”. L’Italia di Alberto Sordi?  Anche questa è una “fake news”, un luogo comune. In questi giorni invece gli italiani stanno dando una prova di solidarietà, di generosità, di unione. E’ un sentimento sempre latente e che, nei momenti più difficili, emerge insieme al nostro “vero” DNA e che va molto al di là dei pur simpatici e affettuosi canti dal balcone di questi giorni. L’unità che stiamo dimostrando, nel momento più difficile e delicato della diffusione del contagio del coronavirus, è strettamente legata al “dream” (concreto) del “giorno dopo”, vale a dire quando finalmente avremo la certezza di aver superato il crinale del cosiddetto “picco” dell’infezione e potremo guardare alla ripresa e alla risalita. In questa chiave va letta, al di là dei ricordi celebrativi, la data di oggi che segna il 159° anniversario dell’unità politica dell’Italia, divenuta finalmente una Nazione. Perché il punto-chiave di questo passaggio è legato a quanto sa esprimere e che ancora oggi esprime l’Italia. A volte non ci si riflette abbastanza, ma invece è il valore in assoluto sul quale fare leva per ripartire.

L’Italia è da sempre capace di esprimere e di produrre eccellenza, qualità e valore. Oggi dobbiamo riflettere sui tanti aspetti che ancora emergono e la caratterizzano a livello mondiale. Proviamo a enunciarne i più importanti e vistosi. L’Italia ha il primato del  design, non solo in architettura  (ponti, strade, edifici commerciali e residenziali, impianti urbanistici: basterebbe pensare soltanto a Renzo  per certi Piano), ma ha un’offerta di eccellenza nel campo dell’automobilismo e di tutti i veicoli a motore, sia di consumo popolare, sia di extralusso.

I suoi tecnici e le sue maestranze sono oggetto di invidia e di ammirazione da parte di tutto il mondo: basterebbe pensare, sempre per fermarci a un esempio vistoso, alla capacità di costruire navi: da crociera, da trasporto e persino militari.

Ci sono poi settori specifici dove è emersa la nostra genialità tecnologica per produrre oggetti e che uniscono la qualità e l’utilità alla bellezza: è il caso degli occhiali. 

   Ovviamente l’Italia ha la leadership da sempre per quel che riguarda la moda e tutto quanto attiene all’abbigliamento e allo charme. Non vale neppure la spesa di impiegare troppe parole, ma non va dimenticato che questa produzione implica complessi rapporti internazionali di produzione e di acquisto e di confezione del prodotto, un oggetto finito che è considerato un autentico prestigio per i ceti economici dei paesi emergenti dell’ultimo ventennio. Ma la moda italiana non si è fermata solo sull’abbigliamento (femminile per eccellenza, ma anche maschile, meno rigido di quello inglese, tanto per fare un esempio curioso) ma ha occupato tanti altri settori: mobilio, arredo, gioielleria e ogni forma di artigianato di qualità. Tutti settori che hanno un alto valore economico perché puntano all’eccellenza.

  A questo punto vale la pena di sottolineare l’importanza crescente (perché in questi anni c’è stato anche un ritorno di giovani nel settore proprio per puntare alla produzione di alta qualità, anche dal punto di vista ecologico) del ritorno all’agricoltura. La crisi epidemiologica ci ha fatto comprendere, proprio in questi giorni, l’importanza del danno economico perché ha condizionato la produzione e l’export, proprio per il livello e per la qualità del prodotto. Dall’agricoltura è sin troppo ovvio passare alla gastronomia, un settore che ha creato per l’Italia, oltre che una poderosa operazione di immagine, anche un importante business, anche questo di grande rilievo economico e che la cre isi attuale ha messo in evidenza.

Forse, al di là del blocco delle industrie e del commercio e dell’artigianato, il settore che ha sofferto di più in questo periodo è stato certamente il turismo che è strettamente collegato, ma sarebbe meglio dire incatenato, a una ricchezza intrinseca dell’Italia: oltre che alle bellezze naturali in particolare al patrimonio storico, artistico, urbanistico e del territorio che è frutto di migliaia di anni di cultura e di civiltà e che è una ricchezza non potenziale, ma reale che ha una dimensione, anche finanziaria e imprenditoriale incalcolabile.

Di tutto questo gli italiani sono ben consapevoli anche in questi giorni quando per consolarsi della “prigionia” obbligata cantano dai balconi e sventolano il tricolore.  In realtà, la consapevolezza della qualità e dell’eccellenza è presente da sempre in tutti ed è alla base del DNA dell’unità, di una caratteristica antropologica che ci unisce tutti. Senza voler fare lezioni, Dante, Petrarca e Machiavelli, solo per citare i nomi più vistosi., ne erano a modo loro consapevoli anche se la realtà politica non corrispondeva ai loro sogni che invece furono realizzati molti secoli dopo da personalità tanto diverse tra loro come Cavour, Mazzini e Garibaldi. In questa chiave, ma anche nel ricordo dei tanti premi Nobel (tra cui non pochi liguri), ha un significato profondo il richiamo all’unità responsabile del 159° anniversario della nascita del nostro Stato.