L'Uisp scrive al ministro per lo Sport Spadafora: "Linee guida per la ripartenza, si superino le incongruenze"
di Redazione
Il rischio di contagio e la sicurezza della salute degli sportivi, non guardano certo la tessera dell’organismo di appartenenza
La Uisp, attraverso una lettera indirizzata al ministro per lo Sport e le Politiche giovanili Vincenzo Spadafora, ha voluto fornire il proprio contributo intervenendo a seguito della pubblicazione delle Linee Guida dell’Ufficio per lo Sport.
Egr. on. Ministro,
la Uisp, fin dall’inizio del Suo mandato di Ministro della Repubblica con delega allo sport e alle politiche giovanili, ha seguito con grande attenzione il Suo operato, verso il quale ha pubblicamente più volte manifestato il proprio sostegno, soprattutto per le Sue posizioni a favore della promozione sportiva e dell’associazionismo di base, quello che svolge un ruolo coesivo nel rapporto con le comunità piccole o grandi che siano del nostro Paese.
A Lei abbiamo riconosciuto il merito di aver fatto emergere dalla precarietà, dall’invisibilità alla quale erano da sempre destinati i collaboratori sportivi, attraverso le misure di sostegno a loro favore previste dal “Cura Italia”, che saranno reiterate anche nel prossimo decreto, come già da Lei annunciato.
Esprimiamo poi, grande attenzione all’ulteriore impegno da Lei assunto nel voler proseguire il processo riformatore del sistema sportivo italiano attraverso i decreti legislativi relativi alla legge delega 86 dell’agosto 2019.
Ci permettiamo pertanto, in questa delicata fase legata alla ripartenza di alcuni significativi settori produttivi del Paese, di rappresentarLe alcune nostre preoccupazioni dovute ad incongruenze che abbiamo rilevato, tenendo in considerazione la lettura combinata di alcuni interventi istituzionali che si sono concentrati in questi ultimi giorni e precisamente il DPCM 26 aprile, la circolare del Ministero dell’Interno del 2 maggio, quella del Ministero della Salute del 29 aprile, riportante le indicazioni operative relative alle attività del medico competente negli ambienti di lavoro e nella collettività, e le Linee Guida dell’Ufficio per lo Sport.
Con lo spirito di svolgere al meglio il nostro compito, nel rapporto con le basi associative a noi affiliate, e di agevolare anche le migliori intenzioni che sottendono alla formulazione di quei documenti, Le segnaliamo alcune contraddizioni che rischiano di rendere confuso, almeno a nostro avviso, il quadro di riferimento del lavoro che siamo chiamati a fare.
Nel merito. Se da un lato il DPCM sospende gli eventi e le competizioni di ogni ordine e disciplina e permette le sessioni di allenamento agli atleti professionisti e non professionisti delle discipline sportive individuali, riconosciuti di interesse nazionale dal Coni, dal Cip e dalle rispettive Federazioni, le Linee guida dell’Ufficio per lo Sport inseriscono tra gli organismi sportivi anche gli Enti di Promozione, che dovrebbero quindi anch’essi “emanare appositi Protocolli di dettaglio”. Ciò, probabilmente, perché la già citata Circolare del Ministero dell’Interno ritiene comunque consentita anche agli atleti non professionisti di discipline non individuali, come ad ogni cittadino, l'attività sportiva individuale, in aree pubbliche o private.
Inoltre, l’assunzione di protocolli lasciata a carico delle singole organizzazioni sportive, aprirebbe la strada a forme discrezionali di interpretazione delle norme di sicurezza per la salute nello svolgimento della disciplina sportiva, a seconda che ad organizzarla sia una FSN o una DSA o ciascuno dei quindici EPS e relativi nuclei associativi.
Ulteriormente, le figure del “medico sportivo” e, in particolare, del “medico competente”, nel rapporto con la stretta normativa della sicurezza negli ambienti di lavoro, non fanno altro che complicare la lettura complessiva dell’impianto a cui, evidentemente, si ispirano le Linee Guida.
Abbiamo già avuto modo di dire, non potendo far altro che attenerci a quelle che sarebbero state le linee applicative a seguito del Rapporto Coni “Lo sport riparte in sicurezza”, che compilare le relative schede sarebbe stato un esercizio superfluo, poiché quando si praticano le discipline, soprattutto quelle di contatto, il rischio di contagio e la sicurezza della salute degli sportivi, non guardano certo la tessera dell’organismo di appartenenza.
Alla luce di queste nostre considerazioni chiediamo un Suo intervento che consenta di superare le incongruenze, tenendo anche conto, come da Lei stesso anticipato, della successiva redazione del protocollo per gli allenamenti degli sport di squadra e per le linee guida per la riapertura delle strutture in cui si pratica lo sport di base.
RinnovandoLe stima ed apprezzamento, restando a disposizione, Le rivolgiamo i saluti più sinceri e i migliori auguri di buon lavoro.
Il presidente nazionale Uisp
Vincenzo Manco
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