L’Italia del riciclo, un settore strategico che vale il 2,5% del PIL nazionale
di M.C.
Assoambiente: il riciclo traina l’economia italiana, ma serve un quadro normativo che incentivi i mercati delle materie prime seconde
Il riciclo in Italia non è solo una questione ambientale, ma un motore economico che rappresenta il 2,5% del PIL e impiega 613 mila lavoratori a tempo indeterminato. È quanto emerge dal rapporto “L’Italia che Ricicla 2024”, redatto da Assoambiente e REF con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e di ISPRA. Lo studio, che fotografa il settore del riciclo a livello nazionale ed europeo, evidenzia un contesto normativo ancora lontano dal sostenere appieno l’economia circolare.
Scenario normativo - Il rapporto sottolinea l’urgenza di un aggiornamento delle leggi italiane ed europee. In Italia è prevista una revisione del D.lgs. n. 152/2006, mentre a livello europeo si sta lavorando alla revisione della Direttiva Quadro sui rifiuti. “È una grande occasione per spostare il focus dalla gestione dei rifiuti alla produzione di prodotti”, si legge nel documento, con l’obiettivo di creare mercati per le materie prime seconde e favorire l’economia circolare.
L’impegno europeo - L’Unione Europea sembra orientata a dare maggiore attenzione all’economia circolare, ma, secondo il report, resta ancora molto da fare per equiparare il riciclo alla riduzione delle emissioni di gas climalteranti promossa dal Green Deal. “Affinché queste iniziative possano realmente incidere, è essenziale che venga attribuita al riciclo un’attenzione almeno pari a quella riservata al clima”, sottolinea il rapporto.
Un settore strategico - Il riciclo genera un valore aggiunto pari al 2,5% del PIL italiano, una percentuale superiore alla media europea. In termini occupazionali, il comparto impiega circa 613 mila lavoratori, pari al 2,4% degli occupati a tempo indeterminato in Italia. Questi numeri posizionano il Paese tra i leader del settore, dimostrando come il riciclo possa essere un volano per l’economia nazionale.
Mercati da incentivare - Uno dei principali ostacoli all’ulteriore sviluppo del settore è la mancanza di un ecosistema normativo che incentivi i mercati delle materie prime riciclate. L’assenza di regole chiare e di incentivi adeguati limita la capacità del riciclo di esprimere tutto il suo potenziale economico e ambientale.
Benefici ambientali - L’economia circolare non solo riduce la pressione sulle risorse naturali, ma contribuisce a diminuire l’impatto ambientale attraverso la re-immissione nei circuiti produttivi di materiali derivati dai rifiuti. Questo approccio è in linea con i principi dell’economia circolare, che punta a chiudere il ciclo produttivo limitando gli sprechi.
Prospettive future - Il rapporto invita le istituzioni a cogliere questa fase di fermento normativo come un’opportunità per valorizzare il settore. La transizione verso un sistema economico realmente circolare richiede un impegno concreto a livello legislativo e industriale.
Condividi:
Altre notizie
Economia circolare: un settore da 2,5% del Pil e oltre 610mila posti di lavoro in Italia
29/11/2024
di Redazione
Imprese lombarde sempre più indipendenti, autoproduzione energetica in forte crescita
29/11/2024
di Redazione