L'eterna discussione sulla Gronda autostradale
di Paolo Lingua
Per quanto tempo anche noi giornalisti scriveremo intorno al problema della Gronda autostradale di Genova? Difficile prevederlo, era la riflessione che noi oggi facciamo ancora dopo che stamane è esploso ancor auna volta un dibattito polemico sul tema del raddoppio autostradale lungo l’asse del ponente e del settentrione di Genova. Dopo quanti anni? E’ triste dover constatare che ne sono, dai primi albori del problema, passati quasi trenta. Potremmo festeggiare, sul filo del sarcasmo pessimista, anche gli anniversari a questo punto. Ma è un umorismo amaro, perchè dietro c’è, spiace doverlo dire, il nulla e il gusto della discussione a vuoto, alla ricerca di radici politiche rancorose. Assolutamente inutili. La prima responsabilità, va detto con chiarezza, risale alle gestioni locali e nazionali del Pd e della sinistra. Si temeva, non sul piano dei contenuti, ma piuttosto per evitare dissensi in aree politiche vicine alla sinistra e agli ambientalisti (ma era successa la stessa cosa anche per il Terzo Valico che ha dovuto attendere vent’anni per decollare), polemiche interne. Il Pd e la sinistra, a insistere sui ritardi e sulle discussioni, hanno clamorosamente sbagliato, così come con le esitazioni e i dubbi che hanno attraversato le giunte comunali di Marta Vincenzi e di Marco Doria, nonché con i dubbi tattici di Claudio Burlando nel suo secondo mandato in Regione. Poi è emerso il partito del diniego con il M5s, nemico delle grandi opere pubbliche. Inghiottito, bene o male, il Terzo Valico, i grillini e anche i partitini dell’estrema sinistra hanno fatto barricate sulla Gronda.
Ora, con l’accordo di Governo tra Pd (oggi favorevole) e M5s, occorre trovar una soluzione che “salvi la faccia” a tutti. E quando si entra in questo tunnel di comportamenti si imboccano sempre le strade peggiori. La prima è quella di un nuovo “no”, ma in assoluto i grillini non la possono imboccare per via di uno scontro molto duro con il Pd a livello nazionale e a livello ligure. La seconda è quella del “si” ma fitto di “se” e “ma” per sfociare in una soluzione operativa ma che dovrebbe passare per una ristrutturazione del progetto originario con mille modifiche. Il che vuol dire rimandare la soluzione nella notte dei tempi: una anno? Due anni? Tre anni? Quanto tempo ci vorrà per rifare il progetto? Il Pd appare scosso, a dire la verità, vuole la Gronda e vorrebbe realizzarla nel contesto del rifacimento del ponte autostradale (soluzione tutto sommato logica e utile al territorio) nel più breve tempo possibile, ma, al tempo stesso, non vorrebbe andare allo scontro a t4esta bassa con il nuovo alleato, anche in vista delle prossime elezioni regionali. Ma come andare alle elezioni regionali lasciando lo spazio polemico al centrodestra che è sempre stato favorevole al progetto? C’è stato il discutibile intervento, che ha sollevato mille dubbi, del parlamentare del M5s Sergio Battelli che ha provocato le dure reazioni della giunta regionale (dal presidente Toti all’assessore Benveduti), ma che ha messo in chiara difficoltà il Pd a livello locale a nazionale. Ora si aspetta l’intervento non verbale ma concreto della ministra De Micheli da sempre spostata su un “sì” rapido ed efficiente al progetto, ma che deve spiegare i piani operativi e illustrare i mezzi finanziari necessari per partire in tutta fretta. Una situazione tutt’altro che facile anche perché le coalizioni politiche nazionale e regionale sono di natura diversa e decisamente opposta, con un clima che tende ad accendersi in vista delle elezioni regionali, con una candidatura di Giovanni Toti che ormai punta a blindare tutti i movimenti del centrodestra, mentre a sinistra non sembra così facile trovare intese sui programmi e persino sui candidati. Nel frattempo si discute sulla Gronda. Ma quando sarà possibile realizzarla?
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