L'esiguo numero di votanti sulla piattaforma Rousseau

di Paolo Lingua

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L'esiguo numero di votanti sulla piattaforma Rousseau

Non si può dire certamente che il numero di votanti per indicare un possibile candidato alla presidenza della Regione Liguria del M5s sulla piattaforma Rousseau corrisponda a un’azione politica di massa. Meno di 800 voti in tutta la regione con due finaliste, Alice Salvatore (largamente prevista) e Silvia Malivindi, avvocato di Ventimiglia. Giovedì ci sarà il ballottaggio. Poi chi vivrà vedrà. Non sono state indicate le preferenze ottenute dalle due finaliste al fine di non influenzare il voto in rush finale. C’è da chiedersi se valeva la pena di dar vita a una performance tanto modesta, oppure aspettare l’evoluzione politica prevedibile nelle prossime settime, sulla base dell’esito del voto in Emilia-Romagna e in  Calabria (dove Pd e grillini vanno divisi) e sulle considerazioni sulle strategie di governo dove, come è noto, molte scelte strategiche vedono i partiti della coalizione si possizio0ni assai differenti se non addirittura opposte. Anche perché si schiuderanno, comunque vada l’esito delle urne domenica 26 gennaio, altre campagne elettorali in diverse regioni sino a quelle per il rinnovo della Liguria.

Allora? Tutto da rifare o comunque che se non sia mai stato fatto? Così è se vi pare, perché potrebbe, come qualcuno ha già proposto, aprirsi un tavolo nazionale per fissare un candidato unico e una alleanza organica tra Pd e M5s in tutte le regioni. Ecco che la piattaforma Rousseau potrebbe finire in cantina. Ma ormai vive, sia a livello nazionale, sia a livello locale, in un clima di incertezza con variazioni di tattica e di strategia che si modificano ogni giorno che passa. E anche ni rapporti tra i partiti hanno sfumature bizzarre. Tutto molto difficile da prevedere perchè manca una logica di fondo. La fragilità provoca on ondeggiamento di scelte, a seconda di come sembra che spiri il vento. Ma, per tornare ai casi della Liguria (che però sono condizionati per le scelte finali da tutta una serie di situazioni del tutto esterne al territorio), non resta che constatare il basso numero di votanti alle primarie del M5s. Pochi aderenti o scarso entusiasmo? Poca convinzione o poca capacità di attrazione da parte dei candidati in corsa? Tutte le ipotesi sono possibili, ma tutto l’insieme mette in luce la debolezza intrinseca del voto on line.

Erano meglio i congressi di sezione dei partiti ai tempi della Prima Repubblica. Dibattito ed eventuali scontri erano reali ed erano agganciati a precise realtà territoriali, dando per scontata una certa spregiudicatezza di gestione e un po’ di mercato del voto. Ma elettori ed eletti erano realtà concrete e palpabili. Chi sarà designato poi dal voto di dopodomani dovrà restare in una sorta di cella frigorifera, perché da qui a maggio i partiti della sinistra in Liguria potrebbero trovare un accordo per una alleanza organica. A questo punto il candidato scaturirà da una trattativa che porterà a una intesa di coalizione. In questo senso, la discussione, peraltro assai vaga, quasi un gioco  di scommesse, all’interno del Pd  appare non meno vaga e incerta, perché, in linea teorica, al tavolo della decisione finale dovrebbero sedersi, oltre al partito maggiore, anche grillini, estrema sinistra, partito della Bonino e renziani. Sempre che sia possibile mettere tutti quanti insieme in un modo o nell’altro. Al di là dunque di tutti i movimenti all’interno dei partiti, tutti gli occhi restano fissati sull’esito elettorale di domenica, in particolare, più che sulla Calabria dove le chances del centrodestra sembrano molto forti, sull’Emilia-Romagna da oltre settant’anni monopolio del voto di sinistra e quindi per molti aspetti un simbolo, una roccaforte da espugnare oppure da preservare, a seconda della prospettiva politica.