L’annunciata ripresa (faticosa) dell’economia
di Paolo Lingua
Le imprese, di tutti i livelli e di tutte le dimensioni, potranno puntare al decollo, sia pure ingranando una lenta marcia, si pensa intorno alla prima decade di maggio. Il governo, come ormai tutti sanno, ha messo i paletti per la ripartenza con la disponibilità di credito globale, sia pure con tutti distinguo, per un potenziale di garanzia di 400 miliardi. E’ più che evidente, anzi è sotto gli occhi di tutti, l’atteggiamento di tutto il mondo imprenditoriale che scalpita per tornare a produrre. L’ansia è legata a una serie di considerazioni che fanno riflettere. Più si ritarda, più gli effetti della crisi potrebbero portare situazioni irreparabili. E questo vale, in particolare, in una regione come la Liguria dove non tutte le imprese hanno la medesima robustezza e il medesimo impatto sul mercato nazionale e internazionale.
Partiamo dal punto più drammatico per il quale, salvo miracoli, sarà possibile immaginare una ripartenza. Vale a dire il turismo e tutto quanto attiene alla filiera turistica. Sono bloccate, anche perché per ora non hanno neppure possibilità di attracco in molti porti stranieri, le crociere. Le meganavi restano attraccate alle banchine in attesa di tempi migliori. Ma sono paralizzate le filiere connesse al fenomeno: gite, visite ai musei e alle zone d’arte, ristoranti, luoghi di evasione, acquisti di curiosità locali di ogni genere. Nel contempo non si riesce a comprendere ( o meglio: non si sa) se decollerà la stagione balneare. Anche in questo caso restano ferme le filiere, assai simili a quelle indicate precedentemente. C’è una nota connessa al turismo che va messa in evidenza tra gli aspetti della crisi e degli stop forzosi: ovvero il settore agroalimentare che è bloccato per via dell’export e che ha difficoltà a offrire a vuoto, per mancanza di acquirenti, i suoi prodotti di eccellenza che invece sono sempre molto ricercati dai turisti. Solo il turismo fermo è uno dei maggiori vulnus della Liguria, anche perché significa migliaia di posti di lavoro, fisse e stagionali, completamente fermi.
Potrebbe essere meno peggio la situazione della grande industria. E’ pronta la ripartenza dell’Ansaldo Energia, delle maggiori imprese energetiche e informatiche e digitali, dove è operativa la ricerca e nelle quali è possibile lavorare da casa. E’ ripartita, in parte, per il settore della lavorazione della latte, la travagliata ex Ilva. Si aspetta un decollo, anche se non completo, della Piaggio Aero. Un potenziale che potrebbe scattare se ci fosse l’ultima spinta delle istituzioni riguarda il settore delle costruzioni navali, considerato che la Fincantieri ha molte ordinazioni di nuove navi E’ già stato detto – più volte confermato - che, pur ripartendo la produzione in molti cantieri italiani, ci sarebbe molto lavoro anche per la Liguria e in particolare per Sestri Ponente. Il punto debole è la da sempre rinviata decisione (anche se tutti si dichiarano d’accordo) sul fatidico “ribaltamento a mare” per potenziare il cantiere. Lo stesso discorso riguarda tutti i progetti già annunciati all’interno diga ma di Ponte Parodi alla destinazione dell’ Hennebique; per non parlare poi del Waterfront di Levante.
Ma stanno emergendo tanti aspetti, solo apparentemente minori, ma di vasta importanza collegati all’edilizia. Condomini bloccati, affitti di abitazioni e di negozi bloccati per la mancanza di introiti di chi li occupa. Un fenomeno denunciato in questi giorni dalla Confedilizia. Il che poi porta alle considerazioni, più volte effettuate, sul piccolo commercio e sul piccolo artigianato. Quando potranno riaprire, sia pure per gradi? Quali sono le attività più utili che hanno urgenza di riprendere? Quali sono i settori che in questo periodo hanno maggiormente sofferto? E qual è il loro potenziale di disoccupazione? E quanti lavoratori del terziario potranno riprendere la loro attività?
Il settore per il momento ancora nel buio è quello della ristorazione, di ogni genere, e dei bar, purtroppo potenziali punti di aggregazione dove i rischi del contagio (in particolare quello di bar , ristoranti e locali pubblici dove è maggiore per via dell’aggregazione la possibile creazione di focolai). Si cerca di diffondere ottimismo ma l’incertezza è sempre grande e inquietante.
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