Intelligenza artificiale affamata di energia: la risposta è il nucleare
di R.S.
In Italia, i reattori modulari piccoli potrebbero diventare il primo passo verso il ritorno dell’atomo, con un possibile primo reattore intorno al 2035
L’intelligenza artificiale fa esplodere i consumi dei data center, che richiedono potenze continue fino a 100 MW e, in futuro, oltre 500 MW per cluster. Come alimentarli senza mettere in crisi la rete o rallentare la decarbonizzazione? Per Franco Cotana, AD di RSE intervistato da energiaoltre.it, la soluzione è chiara: i reattori modulari piccoli (SMR).
Secondo Cotana, solo il nucleare garantisce continuità 24/7, zero emissioni dirette e alta densità energetica, caratteristiche essenziali per infrastrutture digitali che non possono permettersi blackout. Le rinnovabili restano cruciali, ma la loro intermittenza richiede sistemi di accumulo costosi e non sempre affidabili.
Gli SMR offrono vantaggi decisivi: taglia ridotta, modularità, possibilità di installazione vicino ai data center e sistemi di sicurezza intrinseca. Le grandi aziende tech stanno già muovendosi: Google, Amazon e Microsoft hanno firmato accordi o investito in tecnologie SMR per alimentare i propri data center negli USA.
In Italia, gli SMR potrebbero diventare il primo passo verso il ritorno dell’atomo, con un possibile primo reattore intorno al 2035, se sostenuto da una chiara strategia politica e dall’accettazione delle comunità locali.
Per Cotana, la partita è decisiva: “Nucleare e data center possono crescere insieme, garantendo sicurezza energetica, competitività e nuove opportunità industriali. L’Italia deve cogliere questa occasione per diventare leader tecnologico in entrambi i settori.”
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