In attesa di alleanze e candidature: parole, parole, parole...

di Paolo Lingua

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In attesa di alleanze e candidature: parole, parole, parole...

Per adesso solo le parole e le ipotesi volano. Oggi a Genova il Pd ha riunito dirigenti, iscritti e gruppi alleati della sinistra. Che cosa accadrà a maggio quando si dovrà votare, data ancora da fissare, pe rinnovare il consiglio regionale?  E’ possibile ogni soluzione e il suo contrario, ma manca ormai la fredda e magari cinica (ma concreta e costruttiva) logica della cosiddetta “prima repubblica”, anche perché i partiti e i movimenti sono ormai realtà evanescenti. Pochi gli iscritti, fragili le strutture organizzative. Che cosa accadrà allora, perché, sia pure con qualche rinvio, ormai ovvio, entro una quindicina di giorni si dovrebbero avere le idee chiare. La prima ipotesi è l’accordo tra Pd e M5s con l’aggiunta dei partitini della sinistra (verdi, Leu, ecc.), schieramento raccolto con un candidato della cosiddetta “società civile” esterno e non troppo marcato. La estraneità del candidato presidente potrebbe essere al tempo stesso un vantaggio e uno svantaggio, ma quello che merge in tutto  il mondo politico della sinistra è un senso di incertezza, nonostante anche in casa del centrodestra emergano delle difficoltà: dalle forti critiche alla gestione uscente (in particolare la sanità) e non poche oscillazioni in molte aree geografiche, come il Ponente che più che da Toti è controllato da Claudio Scajola. E i rapporti tra le componenti (non c’è molto feeling inoltre tra Scajola e la Lega) non sono del tutto limpidi. Ma la situazione più complicata, come del resto si è già sottolineato nei giorni scorsi,  riguarda l’area di sinistra.  Le frange estreme sarebbero d’accordo per un asse Pd – M5s. Ma uno spostamento troppo a sinistra non sarebbe gradito dai renziani, dal momento di Emma Bonino e dalle briciole del partito socialista.  Un candidato moderato potrebbe riconciliare tutti, giocando appunto la carta di sfruttare le incertezze in casa del centrodestra che pure parte favorito. Ma i grillini devono decidere se andare da soli (come vorrebbe la capogruppo in regione Alice Salvatore) oppure puntare a liste civiche con possibili alleanze. Si dovranno rivolgere ancora una volta alla discussa “piattaforma Rousseau”? Anche su questo ci sono divergenze, che poi sono legate al clima di polemica e di divisioni che da qualche mese caratterizzano la tormentata casa del M5s. Ma, come si è detto, sia pure inseguendo riunioni più o meno segrete e confronti diretti e indiretti tra le parti, entro una paio di settimane si dovrebbe capire che cosa accadrà, anche perché, come si è già visto la soluzione non è omogena in tutte le regioni chiamate al voto. La Campania e la Puglia ne sono l’esempio più evidente, anche perché, all’interno della sinistra e dei grillini, i presidenti uscenti Emiliano (che ha contro rami del Pd e soprattutto i renziani) e De Luca (non ben visto dal M5s) sembrano far fatica a consolidare la loro ricandidatura, mentre in Toscana la situazione sembra più tranquilla anche per i rapporti più sereni tra Pd e renziani.  Ma ogni notte potrebbe essere quella decisiva per far partire una campagna elettorale che avrà certamente effetti sulla situazione dei rapporti del governo che, sotto gli occhi di tutti, presentano ogni ora stop e faticose ripartenze.  Ci sarà il voto anticipato il prossimo autunno, dopo il referendum sulla legge elettorale e dopo la prova delle sei regioni? Tutte le soluzioni  sono possibili.