Ilva, il governatore Toti: "Sconsiderato tagliare lo scudo legale"
di Marco Innocenti
Lunardon: "E' stato un errore". Benveduti: "Solo incapacità o qualcosa di diverso?"
Nelle sei pagine, firmate dall’amministratore delegato Lucia Morselli e indirizzate agli amministratori straordinari di Ilva, ci sono tutte le motivazioni per le quali il colosso dell’acciaio Arcelor Mittal ha deciso di recedere dal contratto sottoscritto lo scorso anno per l’acquisto dell’azienda, che così torna in mano allo stato, con tutti i suoi problemi, sociali, economici ed ambientali ancora da risolvere.
C’è la questione della protezione legale sul piano di risanamento ambientale, rimossa dopo la conversione in legge del decreto “salva imprese”, ma c’è anche la prospettiva ormai più che concreta che da dicembre si debba spegnere l’altoforno 2 per il mancato raggiungimento delle prescrizioni di sicurezza dettate dalla magistratura di Taranto. Poi potrebbe toccare agli altoforni 1 e 4. “A questo si aggiunga – scrive Arcelor Mittal – la situazione di persistente incertezza fattuale e giuridica derivante dal complesso di queste circostanze e dal generale clima di ostilità determinatosi”.
Uno strappo quello di Arcelor che di fatto azzera i passi in avanti fatti fino ad oggi e che mette a rischio oltre 10mila posti di lavoro. “Una posizione che segue lo sconsiderato taglio dello scudo legale – dice il governatore ligure Giovanni Toti – L’aver voluto velleitariamente forzare la mano al solo scopo di raccogliere qualche applauso da veteroambientalisti o declinisti industriali tanto cari ai 5 Stelle, sta di fatto producendo una catastrofe che a catena potrebbe devastare Taranto e poi avvolgere Genova e Novi Ligure. L’Italia non può fare a meno dell’acciaio e certamente Genova non farà a meno del suo polo produttivo d’eccellenza”. “Siamo sconcertati e sorpresi – aggiunge l’assessore regionale allo sviluppo economico Andrea Benveduti – E’ solo incapacità o c’è qualcosa di diverso? So che in Francia e in Germania stanno festeggiando per l’uscita dal mercato del produttore italiano”.
Al momento, la risposta del governo si è concretizzata nella convocazione per mercoledì mattina dei vertici di Arcelor da parte del presidente del consiglio Conte. Matteo Renzi intanto starebbe lavorando ad una cordata con Jindal e Cassa Depositi e Prestiti, già battuta da Arcelor ai tempi del governo Gentiloni. Nella maggioranza, però, c’è chi pensa già a un dietrofront per ripristinare lo scudo legale. “Togliere lo scudo penale è stato un errore – ammette Giovanni Lunardon, capogruppo Pd in Regione - soprattutto perché ha offerto a Mittal l’opportunità di sfilarsi unilateralmente dall’accordo. Il problema vero però è che il piano industriale di Mittal non sta tenendo: quel piano industriale prevedeva che nel 2019 si producessero 6 milioni di tonnellate. A maggio lo stesso amministratore delegato di Mittal ha ammesso che si sarebbe chiuso l’anno a 5 milioni ma forse si arriverà per la fine dell’anno a 4 milioni di tonnellate, cioè al di sotto delle 4,5 tonnellate che si producevano sotto la gestione della struttura commissariale. Mittal perde 2 milioni di euro al giorno, 60 milioni di euro al mese, 720 milioni di euro su base annua: questo è il problema più serio”.
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