Il turismo internazionale e la pandemia

di Paolo Lingua

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Il turismo internazionale e la pandemia

Recenti valutazioni e previsioni sull’andamento turistico davano per la stagione in corso, in particolare in Italia, dati interessanti ne favorevoli, con forti incrementi rispetto all’anno scorso, ma anche positivi  confrontati agli anni pre - pandemia. La crescita sembra però essersi in parte bloccata con la ripresa della cosiddetta “quarta ondata” e con la diffusione della variante “omicron” e soprattutto con la situazione assai complessa dei paesi del Terzo Mondo o comunque delle aree turistiche più folkloriche, dove però l’indice dei vaccini è rimasto molto basso. Le situazioni più critiche restano, oltre a molti paesi dell’Asia, l’Africa e il Centro e Sud America. Non tutte queste aree geografiche sono punti di riferimenti del turismo internazionale, ma ci sono punti nevralgici storici e tradizionali dove è forte non solo il turismo estivo ma in particolare per quello che in Europa e negli Usa è il turismo in stagione invernale che si riversa su zone calde e balneari.

Il mondo che è potenzialmente zona di viaggi e di vacanze oggi assomiglia a una divisa da Arlecchino, un situazione che si annuncia ancora più articolata se la situazione pandemica, non solo nel nostro Paese, si accentuerà verso Capodanno.  Ci sono già a cominciare dall’Alto Adige in “zona gialla” forti limiti a una stagione sciistica faticosamente ripresa. Ma se molte regioni finiranno entro una decina di giorni in “giallo” le restrizioni si faranno più severe e, in particolare, i ristoratori temono limiti e disdette per i cenoni e per i meeting per festeggiare l’anno nuovo.   Ma l’espansione dei contagi dal Sud Africa ad altri Stati del Sud America e dell’Asia sta bloccando  migliaia di arrivi vacanzieri che in un primo momento erano previsti (e lo dimostrano le disdette), perché la pandemia è frenante e perché i controlli e le quarantene sono in netto aumento, per forza di cose. Al tempo stesso, per valutare i complesso fenomeno a livello internazionale, si stanno bloccando i viaggi degli italiani e degli europei verse determinante zone vacanziere, diventate ormai troppo pericolose e a rischio. C’è insomma un freno alla movimentazione in tutte le direzioni.

E non è prevedibile quanto questo limite di viaggi e di prenotazioni intrecciate potrà durare. Infatti si prevede, sia pure con tutte le tutele del caso, una presenza della pandemia ancora per i prossimi mesi invernali e primaverili del 2022. Si prevede, secondo molti centri scientifici e universitari, un ridimensionamento dei rischi e dell’intensità della malattia, ma non si esclude che, come altre affezioni e i vari tipi di influenze,  si possa arrivare a un vaccino annuo. Le aziende farmaceutiche e gli istituti di ricerca stanno lavorando in questo senso. Il che, nel caso di esiti positivi,  porterebbe a un superamento dei blocchi e dei vincoli in atto in tutto il mondo. L’opinione pubblica, al di là di comportamenti assurdi che di tanto in tanto emergono (e che nelle festività sono ancor più pericolosi) e che danno luogo a pericolosi focolai di infezione, è ancora per molti aspetti spaventata. Al tempo stesso – e lo si nota dai tentativi si compromesso da parte delle istituzioni politiche – non mancano le preoccupazioni per la ripresa economica che si muove dalla grande industria sino ai settori del piccolo commercio e dell’artigianato.

La pandemia ha segnato un forte indice di disoccupazione e molte piccole realtà hanno dovuto chiudere o rischiano ancora di chiudere se non ci sarà uno scatto risolutore. Le pressioni su governo, regioni e comuni sono forti e gli amministratori cercano, nel rispetto delle norme di prevenzione e dei divieti necessari, tutte le possibili soluzioni di compromesso. Scelte difficili, anche se, alla fin dei conti, il “green pass” sta muovendo una percentuale non trascurabile di negazionisti a vaccinarsi. Ma l’impegno non è ancora sufficiente. Occorrono altri passi in avanti.