Il ritorno in campo di Berlusconi

di Paolo Lingua

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Il ritorno in campo di Berlusconi

Non è per il momento prevedibile quali potranno essere gli siti dell’annunciato incontro “a tre” tra i leaders del centrodestra, dopo l’iniziativa di Silvio Berlusconi, tornato in questi giorni a Roma, con un preciso obiettivo di confronto. La situazione politica attuale, dopo il voto amministrativo,  è ancora troppo evanescente per poter formulare analisi precise. C’è comunque un elemento obiettivo, vale a dire lo stop alla crescita del centrodestra che puntava a eleggere Draghi al Quirinale, andare al voto e vincere le elezioni, imponendosi al governo. A tutt’oggi questo obiettivo non sembra realizzabile e soprattutto Fratelli d’Italia e la Lega appaiono in stallo. L’aver puntato a raccogliere i voti del dissenso è stata una  mossa sbagliata e ha sottratto al centrodestra una fetta di voto moderato che si è spostato tra il centro e il Pd. E’ questa la preoccupazione maggiore di Berlusconi che, nelle ultime settimane, ha concentrato la linea di Forza Italia proprio nell’area di centro, schierandosi a favore delle scelte strategiche di Mario Draghi e scaricando il movimento “no vax” e tutti gli oppositori del “green pass”. Pur restando alleati quantomeno alle elezioni amministrative, appare evidente la distanza ideologica tra Berlusconi, i piccoli alleati di area di centro  e i dei partiti maggiori di destra. Al di là della posizione dura e di opposizione della Meloni, è apparsa ondivaga la linea di Matteo Salvini che ha oscillato tra l’appoggio al governo e lo strizzare l’occhio ai negazionisti e ai protagonisti delle proteste contro l’uso del “green pass”. Una linea che non solo non ha portato vantaggi numerici: anzi è stata una delle cause maggior d’una dura sconfitta elettorale.  Non sappiamo, sul piano concreto, quali saranno le proposte di Berlusconi e se l’ex cavaliere riuscirà a convincere i due alleati a spostarsi verso l’area moderata, la quale, sia pure frastagliata e dispersa, potrebbe essere assorbita invece da un Pd, sempre meno condizionato dal M5s, a sua volta in calo netto di consensi e di nuovo in preda a una crisi interna con un forte rischio di scissione. Ma il Pd, in un momento fortunato per la prima volta negli ultimi sei anni, sembra tirare a vanti e punta a raccogliere, pezzo per pezzo, il suo antico popolo, lasciando d fatto sia pure senza contrasti i “grillini” al loro destino. E questo spiega lo scarso entusiasmo a eleggere presidente della Repubblica Mario Draghi. Al partito di Letta conviene infatti che Draghi prosegua nelle sue scelte, concrete e moderate, scaricando gli eccessi pop9oluti o demagogici, di destra e sinistra “moralista”. E’ questa situazione ch4e sembra, non infondatamente, preoccupare Berlusconi che ha indubbiamente intuito gli errori tattici di Fratelli d’Italia e della Lega, partiti che hanno deluso il loro elettorato borghese e moderato. Oggi il problema più importante da superare è il ridimensionamento della pandemia. E per farlo occorre operare su due linee. La prima è l’impiego del “green pass” che comporta l’incremento della corsa ai vaccini, anche da parte dei più dubbiosi, per la paura di perdere il posto di lavoro o comunque lo stipendio. La seconda è quella di mantenere una certa disciplina e un controllo sulla vita dei cittadini: mascherine, distanziamenti, controlli nei locali. E’ la politica che paga, come dimostrano i paesi, come l’Inghilterra e gli Usa, dove la pandemia cresce per mancanza di disciplina “pubblica”. In questa contesto va capita l’annunciata politica del terzo vaccino a tutta la popolazione, quasi come una norma regolare , già applicata in passato contro altre forme di malattia. E’ a questo che, molto probabilmente, pensa Berlusconi per recuperare gli errori e aprire a nuove strategie. Ma ogni passo oggi è complicato e difficile e ogni giorno possono nascere nuove realtà.