Il ponte va avanti

di Paolo Lingua

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Il ponte va avanti

Il metaforico “vascello bianco”, schizzato da Renzo Piano, prosegue, senza fermarsi, lungo la sua rotta ideale. La nave ideale è, come ormai a Genova tutti sanno, il nuovo ponte sul Polcevera che sostituirà il Ponte Morandi, schiantatosi il 14 agosto di due anni fa. E’ certo che la nuova struttura, che per l’estate potrebbe già funzionare e riattivare una strategica autostrada bloccata drammaticamente, resterà un simbolo. Disegno elegante, alta professionalità delle imprese che lo stanno realizzando, modello commissariale gestionale destinato, si spera, a essere ripreso e imitato anche se non necessariamente come rimedio a una tragedia, ma piuttosto come prototipo di una nuova maniera di operare, in particolare nel campo delle grandi opere pubbliche.

Renzo Piano ha registrato un video per essere vicino e dare la sua solidarietà a tutti coloro che lavorano alla ricostruzione del ponte, paragonandoli, per certi aspetti, ai medici e al personale sanitario che da molte settimane opera senza sosta in prima linea negli ospedale e nei centri di assistenza combattendo il coronavirus. Sono tanti i messaggi interconnessi nel video del più celebre architetto genovese. Al di là dell’elogio e del sostegno nei confronti di chi lavora senza sosta e con alta qualità professionale in un momento tanto difficile, c’è un messaggio di speranza e di scommessa per il rilancio e la ripresa sociale ed economica che dovrà realizzarsi quando la diffusione dell’infezione si sarà di fatto annullata. E’ un impegno generale e collettivo, pubblico e privato, che dovrà coinvolgere tutti per compiere uno sforzo, un autentico colpo di reni, per realizzare, in tempi brevi, la risalita della nostra vita e dell’economia. La ricostruzione del ponte, mai bloccata anche quando sembrava nascere l’allerta per il contagio (per fortuna poi ridimensionata), non è solo la conseguenza d’una risposta obbligata a una tragedia impensabile e certamente ingiusta, ma offre l’idea di una parte dell’Italia che non si arrende e tiene duro. In questo ha fatto bene il sindaco-commissario Marco Bucci a resistere a ogni richiesta di bloccare i lavori, anche in momenti in cui una decisione del genere poteva sembrare impopolare e mentre aziende gradi e piccole chiudevano i battenti inesorabilmente. Bucci è stato consapevole del fatto che Genova non poteva permettersi il lusso di bloccare i lavori del ponte, visto che tutto procedeva in un clima - sia pure più che prudente – di sicurezza.

E in effetti oggi la campata dove viaggeranno gli autoveicoli ha superato gli 800 metri. Si parla già di asfaltare una parte del percorso d’acciaio. Al completamente mancano poco più di 200 metri. Poi naturalmente ci saranno i complessi allacciamenti alle due sponde con la connessione viaria agli svincoli. Difficile in questo momento operare una previsione di massima sulla conclusione dell’intera opera, perché non si possono prevedere eventuali intoppi tecnici o rallentamenti. Si dovrebbe decollare in via definitiva tra la fine di giugno e i primi di luglio, ma si tratta d’una previsione di massima. E, anche per scaramanzia, sarà meglio non fare proclami con scadenze blindate. Certo, anche sul piano emotivo della comunicazione si spera che il funzionamento del ponte possa coincidere con la fine della pandemia.

E che questo abbia , accanto a significati pratici, anche la spinta ideale per una rinascita e una ricrescita sociale che porti a chiudere con gravi errori del passato. La sicurezza nella tecnologia ci ha portato a credere che tutto è perfetto, ma il crollo del ponte ha messo in luce, al di là di quello che poi sarà accertato dall’inchiesta in corso da parte della magistratura, la fragilità delle nostre illusioni. Ma anche la diffusione del coronavirus ci ha messi in ginocchio di fronte alle incertezze del sistema politico e dell’organizzazio9ne sanitaria. Non si guarisce con un colpo di bacchetta magica e ci vorrà un anno almeno per avere un vaccino efficace. Ci eravamo illusi, soprattutto noi abitanti nei Paesi più evoluti e ricchi, che fosse possibile vincere sempre me su tutto. Ora riflettiamo sui nostri limiti e sulle facili illusioni. Ci auguriamo che quel veliero bianco che navigherà via terra ci riporti in giro per il mondo e che soprattutto ci porti via il male oscuro che ci sta mettendo in ginocchio. Affronteremo il “dopo”, si spera, più maturi e più forti.