Il peggior Genoa per i migliori tre punti
di Gessi Adamoli
3 min, 18 sec
Uno dei peggiori Genoa della stagione (ovviamente la partita con la Cremonese resta inarrivabile) si prende quei tre punti che erano imprescindibili per guardare al futuro con un briciolo di serenità in più. L’ha decisa, e non è un caso, Thorsby che sul piatto della bilancia mette quelle caratteristiche che sono fondamentali per una squadra povera di qualità tecniche come il Genoa. Se Fascetti teorizzava il “casino organizzato”, quello del vichingo rossoblù è un “casino disorganizzato”. Ha piedi approssimativi ma corre per due, di testa le prende tutte (o quasi) lui, favorisce il gioco sulla seconda palla, lotta, recupera (e perde) palloni, si inserisce spesso e volentieri nell’area di rigore avversaria.
Viene da domandarsi come mai con Vieira fosse finito a fare le ragnatele in panchina. Ma del resto non è l’unica scelta incomprensibile di monsieur Patrick. Per esempio schierare contemporaneamente Colombo e Vitinha per dare più consistenza ad un attacco impalpabile avrebbe dovuto esssere un passaggio obbligato. E i due insieme funzionano. Una buona notizia per il mercato che si aprirà a gennaio perché i centravanti sono merce rara. In Italia non c’è niente che possa fare il caso del Genoa e per chi viene dall’estero occorre mettere in preventivo un inevitabile periodo di ambientamento che, in questo momento, la squadra rossoblù non può permettersi di concedergli. A Cagliari era stato Colombo a mandare in gol Vitinha, sabato è stato il portoghese a fare l’assist per il compagno. Il bomber è per definizione egoista, due attaccanti che giocano l’uno per l’altro sono cosa rara. Ma che si vogliono bene (probabilmente perché hanno vissuto lo stesso momento complicato dove i gol non arrivavano e piovevano invece le critiche) lo si deduce da tante sfumature. In questo (ma solo in questo) ricordano Tomas e Pato che ancora adesso, a distanza di quasi 40 anni, dell’altro dicono: “È mio fratello”.
De Rossi ha riportato il Genoa alla vittoria casalinga che mancava dallo scorso 10 aprile (1 a 0 all’Udinese) ed è ancora imbattuto. I 5 punti nelle 3 partite della sua gestione hanno puntellato la classifica e permesso ai tifosi genoani di togliersi dal volto quell’espressione da urlo di Munch. In settimana aveva rilasciato una bellissima intervista in cui paragona la vita ad una partita di calcio: “Io vivo di emozioni ed è per questo che ho deciso di fare l’allenatore. Non mi volevo spegnere, non volevo passare il secondo tempo unicamente a spendere quello che avevo guadagnato nel primo”.
Che abbia dentro il sacro fuoco della passione i tifosi l’hanno capito immediatamente. E per questo oltre che il Genoa contro il Verona hanno fatto il tifo anche per lui, convinti che possa essere l’allenatore col quale provare ad iniziare un ciclo. E pazienza se la Gradinata continui a chiamarla Curva (per altro ha anche chiesto scusa). Un lapsus quasi inevitabile per chi, prima da tifoso e poi da calciatore, ha vissuto nel mito della Curva Sud dell’Olimpico.
De Rossi ha anche confessato che la moglie, l’attrice Sarah Felberbaum, è innamorata di Genova e continua a postare foto di Boccadasse (era Livia nel giovane Montalbano) con l’iconica bandiera sullo scoglio e dei tramonti sul mare, ma noi di Telenord eravamo già andati a curiosare sui suoi profili social.
Ora la palla passa alla società perché questa squadra a gennaio è obbligatorio rinforzarla. Manca un mese all’apertura del mercato e dunque dalle parole occorre passare ai fatti. Al di là delle tesi sostenute da alcuni improbabili difensori d’ufficio, gli stessi che per altro quest’estate sostenevano che era stata allestita una grande squadra, affidata ad un grande allenatore e che ci saremmo divertiti.
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