Genoa, a rischio non è la salvezza ma l'entusiasmo dell'Only One Year
di Gessi Adamoli
3 min, 50 sec
Al di là di una classifica complicata, alla quale però c’è tutto il tempo per porre rimedio, il danno che potrebbe essere irreparabile è rischiare di disperdere quello straordinario patrimonio di entusiasmo e senso di appartenenza che la “cacciata” di Preziosi, il ritorno in serie A dopo soltanto anno un anno (il mitico “only one year”) e l’undicesimo posto, miglior piazzamento di una neopromossa nei cinque maggiori campionati europei, avevano ricreato. I trentamila continuano a riempire Marassi, ma più per senso del dovere che per piacere.
Era il Genoa di Gilardino e di un genoano, Zangrillo, alla presidenza (ieri Sucu ha preferito assister al derby di Bucarest tra la Dinamo ed il suo Rapid). Era il Genoa di Gudmunsson, Retegui e Martinez, ma anche di Badelj, Strootman, Bani e De Winter. Nessuno di questi è stato degnamente sostituito e sul campo purtroppo se ne vedono i risultati.
Vieira al momento non rischia la panchina, ci hanno fatto sapere che Ottolini ha deciso di riconfermarlo. Ma a Torino danno per certa anche la data del ritorno alla Juve dell’attuale d.s. genoano: il 7 novembre. È palese che una decisione così importante non sia stata presa da un direttore sportivo che ha già le valigie pronte e allora qualcuno se ne assuma le responsabilità e non si nasconda dietro il paravento Ottolini.
È una riconferma a tempo. Per una società che ha fatto un mercato è con zero euro alla voce acquisti è forte la tentazione di scaricare le responsabilità sull’allenatore e sta già muovendo in questo senso i propri “influenzer”. Diciamo però anche che Vieira ci sta mettendo del suo per avvalorare questa tesi. Certe scelte sono infatti così machiavelliche da apparire incomprensibili. Si fa infatti fatica a capire perché a Napoli, con una rete da rimontare, era stato tolto Ekhator quando la regola (non scritta) dice che non si sostituisce mai il centravanti che ha segnato ed è in fiducia. Ed Ekhator col Parma è rimasto 66 minuti in panchina. Monsieur Patrick continua ad insistere su una difesa a 4 che proprio non si addice alle caratteristiche di quelli che, nelle intenzioni, avrebbero dovuto essere i due esterni bassi titolari. E così Norton Cuffy ha finito per riciclarsi all’ala, mentre Martin, autore nella passata stagione di 8 assist col suo delizioso sinistro, da due partite si siede in panchina. È invece addirittura sparito dai radar Thorsby, un guerriero che farebbe invece molto comodo ad una squadra che per provare a salvarsi deve tornare a praticare il gioco sporco ma redditizio dello scorso campionato.
È anche vero, ma questo è il calcio, che molti che adesso chiedono la testa di Vieira sono gli stessi che lo scorso anno lo adulavano e si indignavano quando qualcuno sosteneva che nella storia del Genoa non c’era mai stato un allenatore che potesse sfoggiare altrettanta buona sorte. Tante partite sul filo dell’equilibrio erano state infatti decise da un episodio a favore ed il Viera, baciato dalla dea bendata dello scorso campionato quest’anno avrebbe almeno cinque punti in più. Avrebbe vinto a Como ma all’ultimo secondo il colpo di testa di Vazquez è finito proprio tra le braccia del portiere, non avrebbe perso a Bologna al 96’ per un rigore farlocco e Cornet non avrebbe sbagliato il rigore col Parma.
La vera, grande colpa di Vieira, forte di un contratto importante (è il decimo allenatore meglio pagato della serie A) e che è stato allungato al 2027, è però aver avallato un mercato che non poteva che preludere allo scempio al quale sono costretti ad assistere i tifosi genoani. Un’icona del calcio come è lui, doveva prendere le distanze dalla narrazione che voleva il Genoa più forte di quello dell’anno precedente nonostante avesse venduto per 52 milioni e speso zero. Doveva rifiutarsi di iniziare il campionato senza il centravanti e senza un regista in grado di dettare tempi e geometrie a centrocampo. “Quest’anno salvarsi sarà più difficile”, ha detto dopo Napoli. Grazie, ma questo lo avevano già capito tutti. Tranne chi ha suonato la grancassa per mesi, distribuendo scomuniche e patenti di falsi genoani a chi si domandava se forse, in sede di mercato, non andava fatto qualcosa di più.
Nella foto: il bacio di Dan Sucu alla moglie dopo la vittoria del Rapid Bucarest nel derby con la Dinamo.
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