Genoa, chi ha suonato la fanfara ha la responsabilità morale dello scempio
di Gessi Adamoli
Mi hanno fatto passare da disfattista, pessimista e masochista, ma chi tutta l’estate ha suonato la fanfara magnificando una campagna acquisti senza senso ha la responsabilità morale dello scempio che si sta perpetrando.
Annientato tecnicamente, tatticamente e fisicamente dalle riserve della Lazio: il Genoa sta raccogliendo gli inevitabili frutti di un mercato con 52 milioni di euro alla voce entrate e zero a quella uscite. Ora però è finalmente chiaro che il Genoa non può che giocare per il quart’ultimo posto. E questo è un punto di partenza importante perché una volta per tutte, senza voli pindarici, ci si può concentrare su quale deve essere l’unico vero obiettivo di una squadra allestita con prestiti a zero euro. Fulvio Bernardini, l’allenatore del Bologna dello scudetto, il mitico “squadrone che tremare il mondo fa”, e che è anche stato ct della Nazionale teorizzava che per costruire una squadra di calcio occorreva partire da un portiere, da un regista e da un centravanti. Prìncipi elementari che però non sono stati seguiti nell’allestire la rosa rossoblù a conferma di un’improvvisazione di fondo dettata dalla necessità di operare a zero euro. Appese le scarpe al chiodo Badelj non c’è un giocatore in grado di dare geometrie e tempi di gioco, ci sta provando Malinowski che in quel ruolo si era cimentato ad inizio carriera. Tra l’altro, dopo il grave infortunio dello scorso anno, è ancora in ritardo di condizione.
Su Colombo è già stato detto tutto. È finito nel frullatore ed è chiaramente frastornato, continuare ad insistere su di lui non fa il suo bene. Gli gioverebbe stare qualche domenica in panchina per poi provare a tornare nella mischia tra qualche partita con la testa sgombra. Infine Leali. Pensavo di fargli un complimento definendolo il miglior dodicesimo della serie A e invece i soliti difensori d’ufficio delle cause perse (quelli che mi dedicano ogni sua parata: e ci mancherebbe che non parasse mai…) lo hanno interpretato come un reato di lesa maestà. Eppure basterebbe andare a leggersi il suo curriculum. Era, è vero, una grande promessa (come lo era Colombo) però la serie A prima del Genoa l’aveva conosciuta solo in due occasioni: a Cesena (stagione 2014-15: retrocesso) e a Frosinone (2015-16: retrocesso). E al Genoa è approdato dopo 4 stagioni di media-bassa serie B con l’Ascoli (131 presenze e 168 gol subiti).
L’errore da non commettere è quello di gettare la croce addosso al povero Vieira che col materiale umano che gli è stato messo a disposizione fa quello che può. Al momento la colpa più grossa che gli si può addebitare è aver perso per strada quella buona sorte che nella scorsa stagione gli aveva permesso di portare dalla sua parte tante partite che erano sul filo dell’equilibrio. E in questo senso è significativo il suo esordio ad Udine: Genoa in superiorità numerica per 89 minuti.
Sarà usato come capro espiatorio? Possibile, ma non si risolveranno certo i problemi. Ora invece la squadra dovrebbe compattarsi attorno all’allenatore che gi sta facendo da parafulmine. Bisogna rimanere lucidi e non farsi prendere dalla frenesia per cercare di uscire in fretta da una crisi di risultati e anche di giochi. Perché è ormai evidente che il Genoa sa fare solo la partita sugli altri. Fa giocare male gli avversari ma va in crisi quando è costretta lei a fare gioco (vedi Lecce e lazio dopo il gol lampo di Cancellieri). Ci sono gravi problemi strutturali che non si risolvono con la bacchetta magica. E allora invece di pensare a cambiare l’allenatore, ci si muova per tempo in modo da non farsi trovare impreparati quando a gennaio riaprirà il mercato.
Prima della partita c’era stato un infuocato Cda, l’ex presidente Zangrillo e l’ad Blazquez si sono detti fuori dai denti tutto quello che pensavano l’uno dell’altro. Del resto le loro idee di come gestire una società di calcio sono agli antipodi. Il prossimo 27 ottobre sarà chiesta la revoca di Zangrillo come consigliere di amministrazione. E sarà una grossa perdita perché Zangrillo, un innamorato del Genoa e fondamentale nella risalita in serie A in “only one year”, rappresentava un valore aggiunto.
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