Genoa aggrappato a De Rossi, però a gennaio la palla passa a Sucu

di Gessi Adamoli

3 min, 16 sec

Il presidente dovrà spiegare coi fatti le intenzioni che l’hanno indotto ad arrivare a Genova dalla Romania

Genoa aggrappato a De Rossi, però a gennaio la palla passa a Sucu

L’esordio di De Rossi è stato proprio come ce lo aspettavamo tutti. Il suo Genoa, nell’attesa di darsi un gioco, ha ritrovato cuore e voglia di battersi. Il nuovo mister è piaciuto tantissimo anche nel dopo gara, dove non si è avventurato nel tentativo di raccontarci un’altra partita, come purtroppo fanno troppi suoi colleghi, ma ha offerto un’analisi estremamente credibile. E di sincerità, chiarezza e trasparenza a 360 gradi ha estremamente bisogno la tifoseria dopo il bombardamento di verità virtuali (in campo e fuori) degli ultimi mesi. All’onestà intellettuale di De Rossi si aggrappa tutto il popolo genoano che, dopo aver sognato una nuova primavera rossoblù con Gudmundsson, Retegui, Martinez, Frendrup, Vazquez e compagni, ora ha paura di precipitare nuovamente all’inferno.

De Rossi non si è fatto problemi a definire la rete di Colombo “un gollonzo degno della Gialappa”. E ha anche detto che ora, grazie alla sosta, “ho due settimane di tempo per spiegare alla squadra come vorrei che giocasse”. Ecco l’uso del condizionale vorrei al posto del presente (che sa di imperativo) voglio potrebbe sembrare un’irrilevante sfumatura lessicale e invece fa capire lo spessore dell’uomo prima ancora dell’allenatore. “Non siamo stati belli e non potevamo esserlo, però l’atteggiamento della squadra è stato bellissimo. E chi fa questo mestiere deve avere ben chiaro che lo spirito con cui si scende in campo è fondamentale”.

Il sorriso di Colombo nell’intervista a fine partita, dopo aver segnato il gol che per lui è stato come una liberazione, dà l’idea che per molti potrebbe essere iniziato un nuovo campionato. Per esempio anche per Martin, che è tornato a produrre assist in serie, o per Frendrup che dà uomo mercato era finito in panchina. La cantilena francese di Vieira, piatto nei contenuti e anche nel tono di voce, per molti era infatti ormai diventata un incubo. Anche se non smetteremo di sostenere che le colpe principali erano a monte. La punta dell’iceberg? Aver costruito una squadra che non può prescindere del 3-5-2 ed avere i difensori contati. Però la colpa grave di Vieira è stata avallare un mercato che non seguiva una logica se non quella di vendere chiunque avesse una richiesta.

Ci sarà tempo per attivare – così come auspica De Rossi - i giocatori nella trequarti e per cercare di arrivare nell’area di rigore avversaria con le triangolazioni invece che con i lanci che saltano il centrocampo. Nella partita con la Fiorentina però era soprattutto importante verificare che il Genoa fosse vivo. Ci sono ancora sei partite in cui tenere duro, prima del mercato di gennaio. Poi la palla passerà a Dan Sucu che dovrà spiegare coi fatti le intenzioni che l’hanno indotto ad arrivare a Genova dalla Romania. L’acquisto ad un prezzo stracciato del pacchetto di maggioranza di un club prestigioso come il Genoa non ha infatti alcuna logica se non accompagnato anche da investiti adeguati.

Intanto è singolare verificare come l’appello all’unità del tifo sia arrivato proprio da chi in estate aveva partorito la divisione tra veri e falsi genoani, straordinario capolavoro di comportamento becero che più becero non si può. Intanto, dopo quella di Zangrillo, è caduta un’altra testa di un genoano eccellente. Marco Rossi contro la Fiorentina non è andato in panchina e la sua presenza al Pio XII di Pegli non è più ritenuta necessaria, il club manager rossoblù è stato infatti destinato ad altri incarichi al momento non ancora identificati. “In guerra io non faccio prigionieri”, aveva preannunciato un alto dirigente rossoblù ad esponente della tifoseria. E sta mantenendo la minacciosa promessa.

Per restare sempre aggiornati sulle principali notizie sulla Liguria seguiteci sul canale Telenord, su Whatsapp, su Instagramsu Youtube e su Facebook.