Il green pass e l’inizio dell’anno scolastico
di Paolo Lingua
Sono corrette le impostazioni del ministero della pubblica istruzione (e anche di enti locali come la regione Liguria per dichiarazioni dirette del presidente Giovanni Toti) per spingono, con insistenza, ad arrivare al “tutto esaurito” per quel che riguarda i vaccini del personale scolastico (docente e ausiliario) e degli studenti. Soltanto con un preciso “en plein” sarà possibile arrivare a un decollo dell’inizio della scuola dalla materna alle medie superiori in piena diretta, senza dover ricorrere alla didattica in distanza che, purtroppo una scelta costrittiva senza alternative, si è dimostrata un assoluto disastro dal punto di vista della formazione dei giovani, per non parlare dei numerosi casi nei quali non è stata nemmeno materialmente possibile per mancanza di tecnologie adeguate. La situazione nazionale, a quel che si è appreso, è migliore, per il settore della scuola, di molti altri ambiti di lavoro (dall’industria sino alla sanità, caso limite). Gli insegnanti e il personale ausiliario sono al di sopra già dell’ 80% e i giovani e giovanissimi si stanno muovendo in massa, in tutta Italia, presso gli hub vaccinali . Il dato è anche più alto in Liguria. E’ quindi più che realistico ritenere che per la data d’inizio della scuola, il 15 di settembre, in Liguria sia possibile superare nettamente la soglia del 90% di vaccinati e quindi di studenti e di personale in possesso del green pass. Con alcuni aggiustamenti degli spazi e degli edifici disponibili (e magari anche con qualche organizzazione di orari differenziati) sarà possibile decollare nella normalità. Una soluzione che potrebbe funzionare, con minori problematiche, anche per l’Università, dove l’agilità distributiva, anche per la maggiore età degli studenti, è ancora più possibile, anche perché, al di là delle facoltà umanistiche e giuridico-economiche dove è possibile e più agevole la lezione tradizionale in aula, con possibilità di distanziamento, resta più complessa l’attività di insegnamento per le facoltà scientifiche (con i laboratori) per non parlare di medicina. D’altro canto non si possono buttare al vento anni scolastici condizionando, in maniera irreversibile, generazioni di studenti. Il vulnus dei due anni passati non può essere in alcun modo ripetuto. In questa chiave non sono infondate le riflessioni dei giorni scorsi del ministro Bianchi che ha ipotizzato di arrivare, piaccia o non piaccia a minoranze di nessuna incidenza sociale, l’obbligo della vaccinazione, pena la sospensione dal lavoro, del personale scolastico che rifiuta la vaccinazione. La realtà sociale della scuola non può tollerare “buchi neri” perché il ruolo sociale che svolge è al di sopra di ogni capricciosa presunzione ideologica. Un ragionamento che certamente è valido anche e non meno per la sanità dove le sospensioni e i trasferimenti di reparto e di mansioni sono già scattate. D’altro canto, la quasi totalità dei colpiti da Covid e dei ricoverati è risultata formata da non vaccinati. Non è possi bile che i possibili ammalti, anche di altre affezioni che non siano il Covid, siano trattati da personale a rischio formato da non vaccinati. Ovviamente rischi del genere sono impensabili e intollerabili per chi deve approcciare ragazzi e bambini. C’è da augurarsi che il ritmo delle vaccinazioni prosegua senza soste con un crescendo nelle prossime settimane. Ovviamente un discorso che vale anche per le aziende e le fabbriche, nonché per le mense aziendali. La parola d’ordine deve essere solo l’eliminazione di ogni rischio. Eventuali riprese della pandemia porteranno soltanto ad allontanare il ritorno alla vita normale e alla ripresa dell’economia che sta indubbiamente ancora soffrendo. Sono obiettivi per i quali sono da escludere tutte le possibile leggerezze e superficialità. Se necessario ben venga anche una norma che obblighi alla vaccinazione.
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