Il gran pasticcio del decreto Semplificazioni e il danno per Genova
di Paolo Lingua
2 min, 57 sec
Come sovente è avvenuto in questi mesi del governo gialloverde, è sorto un “gran pasticcio” per la rimozione dal decreto delle cosiddette “semplificazione” la normativa che stabiliva la proroga dell’esenzione dei Pagamento dei tributi per coloro che avevano subito danni da crollo del ponte Morandi. Come è noto la disposizione è tra le tante tagliate dal decreto sia per l’intervento della presidente del senato, sia per i tagli tecnici (limiti di costituzionalità) effettuati dagli esperti della Presidenza della Repubblica. A Genova s’è scatenato un terremoto che ha visto in prima linea le categorie colpite (piccoli imprenditori, artigiani, commercianti), i sindacati e le stesse istituzioni come Regione e Comune.
Oggi in consiglio regionale e in consiglio comunale non sono mancate le stoccate da parte del centrodestra e del centrosinistra contro il Governo, con la difesa stizzita da parte degli esponenti del M5s. Da Roma è venuto un chiarimento da parte del ministro Danilo Toninelli che si è impegnato a ripresentare il provvedimento di esenzione nel giro di breve tempo in un altro contesto legislativo. Toninelli ha usato un tono stizzito in particolare nei confronti della Regione con la quale da tempo è in polemica. Prudente la posizione della Lega che tende a prendere le distanze dal M5s. E’ probabile che al “buco”, per moti aspetti inatteso, si trovi un rimedio in extremis, ma ormai non dobbiamo dimenticare che siamo in campagna elettorale e si combatte senza esclusione di colpi. In particolare alcune aree del centrodestra, unito in quasi tutte le regioni e i comuni, si punta a far saltare l’intesa di Governo tra Lega e “grillini” per andare a elezioni anticipate e quindi varare una alleanza diversa. Particolarmente duro è il confronto tra Forza Italia e i “grillini”, in tutti i campi che vanno dalla politica estera ai rapporti con l’Europa, dal reddito di cittadinanza agli annunciati taglia alle pensioni, provvedimento demagogico e senza ritorno economico, oltre che sul filo della incostituzionalità.
Ovviamente, come abbiamo già notato più volte nei giorni scorsi, ogni occasione è buona per tirare in ballo il tema delle grandi opere. In Liguria la maggioranza dell’opinione pubblica vuole la Gronda e l’accelerazione della Tav e su questa posizione il M5s è indubbiamente isolato. Ma al tempo stesso, anche dietro la spinta del più radicale Di Battista, da poco tornato in campo, teme di perdere il consenso degli elettori cosiddetti “duri e puri”, un po’ sconcertati ma non inclini a cambiare cavallo. E’ indubbio che molti elettori, soprattutto quelli di radice di sinistra, sono quelli più dubbiosi. Una priva generale si avrà comunque alle elezioni europee di maggio per capire quanto sia ancora forte la tenuta della coalizione di governo e quanto possibile la risalita del Pd e dei suoi alleati e di Forza Italia con il ritorno in campo di Silvio Berlusconi. In una situazione non poco confusa, tra gli acuti polemici della questione migranti e lo scontro continuo sulle grandi opere, non va sottovalutato , almeno per l’area genovese e ligure, lo “scivolone” sulla normativa che rinvia i pagamenti tributari per chi ha avuto danni (e per tutti sono stati pesanti) come conseguenza indiretta del crollo del Ponte Morandi che ha mandato in tilt interi quartieri. Ci sono gli estremi di una sollevazione popolare, in particolare se ci si sofferma su tutte le altre problematicità che ogni giorno stanno emergendo: dall’inquinamento ai rumori, dai blocchi del traffico e dei servizi, sino ai trasporti e al commercio spicciolo. Su tutto si temono ritardi e intoppi burocratici alla ricostruzione. Bucci insiste sull’ottimismo, ma dovrà essere un ottimismo guardingo .
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