Il gioco dei quattro cantoni della sinistra

di Paolo Lingua

2 min, 51 sec
Il gioco dei quattro cantoni della sinistra

Da più d’un mese il centrosinistra della Liguria non riesce a trovare la quadra per individuare un candidato credibile in grado di guidare la campagna elettorale per cercare di strappare al Regione al centrodestra. La sensazione diffusa, se ci è consentita la battuta sia pure senza alcuna malignità, è quella d’un confuso gioco dei quattro cantoni nel quale saltellano i candidati si scambiano di corsa i posti senza arrivare a una designazione definitiva.  

Ferruccio Sansa è gradito ai grillini, alla sinistra radicale ma certamente perderebbe tutti i consensi delle componenti moderate progressiste. Ariel Dello Strologo, forse il candidato più forte, ha trovato il “no” pregiudiziale del M5s e si è tirato da parte. Il prof. Aristide Massardo ex preside di ingegneria, non ha nemici dichiarati ma neppure sostenitori entusiasti. L’avvocatessa Balzani ha già detto “no” da un anno così come Anna Maria Furlan, genovese, segretaria generale della Cisl.

A questo punto, a cominciare dal segretario regionale Simone Farello e dal vicesegretario nazionale del Pd, Andrea Orlando, nessuno sa più dove sbattere la testa, anche perché i potenziali “big” esterni ai partiti dello schieramento di centrosinistra vista la difficoltosa trattativa interna, hanno perduto ogni possibile velleità di candidatura. A nessuno  piace perdere. Anche se all’interno del Pd, seguendo una linea da sempre presente nella sinistra, non mancano gruppetti che preferirebbe una sconfitta “ideologica” come è avvenuto negli anni Settanta e Ottanta, ma senza andare troppo indietro nel tempo, basterebbe ricordare la serie di sconfitte dal 2015 in poi in Liguria, ma anche errori pesanti con le candidature solo apparentemente vincenti di Marta Vincenzi e di Marco Doria al Comune di Genova. 

Il Pd, in particolare, sembra non aver fatto tesoro d’una serie di errori clamorosi. Nella sua storia recente solo due scelte sono state vincenti: quella di Beppe Pericu e quella di Claudio Burlando, modelli politici che nel tempo si sono perduti e che, sia pure in condizioni e rapporti personali differenti, hanno consentito al centrosinistra di avere il sostegno oltre che dell'elettorato tradizionale popolare, anche quello d’una larga parte della borghesia professionale e  imprenditoriale. Nel frattempo i circoli del Pd dei diversi quartieri continuano a dire di “no” alla candidatura di Ferruccio Sansa, sulla quale insiste stizzito il M5s ossessionato dalla ricerca di candidato che non abbiano mai avuto precedenti politici, una visione ossessiva e di una sorta di moralismo senza veri contorni logici.

Alla fine dei conti si ha la netta sensazione che le contraddizioni del centrosinistra finiranno per avvantaggiare il centrodestra che ha di fatto confermato il presidente uscente Giovanni Toti che sta raccogliendo i consensi anche di qualche fascia moderata che poteva essere attratta da una candidatura di Ariel Dello Strologo che ormai si è messo da parte. Ma ora è difficile capire come il centrosinistra uscirà dal gioco dei quattro cantoni nel quale tutti i protagonisti stanno sbattendo la testa. Uscirà alla fine Aristide Massardo o un quarto nome tirato fuori in extremis dal cappello? Di giorno in giorno la scelta viene rinviata, anche se da due mesi il segretario Pd ogni giorni ann8uncia la scelta di 24 ore in 24 ore. L’atmosfera si fa davvero pesante e si spesa ( ma sino a quando? ) in un miracolo in extremis.