Il “dream" dello spostamento della diga nel porto

di Paolo Lingua

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Il “dream" dello spostamento della diga nel porto

Quali saranno i tempi di realizzazione dello spostamento della diga foranea di Genova?  Difficile fare, per il momento, una previsione precisa, sottolineando il fatto che per il completamento dell’opera occorreranno poco meno di dieci anni. Al tempo stesso, oltre allo spostamento al largo della struttura sarà importante dragare i fondali dello scalo per consentire l’ingresso e l’attracco delle navi di ultima generazione. Dell’argomento ha parlato nei giorni scorsi, in occasione dell’inaugurazione del Salone Nautico, Paola De Micheli, ministro delle infrastrutture  e della logistica.  Il ministro ha affermato che il costo dell’opera sarà a carico del governo che impiegherà nella realizzazione dell’opera i fondi europei del “Recovery Fund” al 100°% . Non solo: la realizzazione, sulla base del “modello Genova” dovrebbe essere affidata a un commissario che dovrebbe spingere per un sistema operativo che consenta di scavalcare gli eccessi di burocrazia, seguendo la traccia del sistema che ha consentito la ricostruzione in meno di due anni del “ponte Morandi” dopo il tragico crollo di due anni fa. Per la verità della diga, anche dietro l’istanza di molti operatori portuali che vorrebbero incrementare il livello dei traffici soprattutto nel settore commerciale, si parla da anni. Per la verità non ci sono a Genova, né nel campo economico operativo, né dal punto di vista sindacale o politico, voci contrarie. Ma se ne parla un po’ a livello da salotto senza mettere a punto progetti concreti e operativi. Anche da parte del governo e del ministero specifico competente il progetto è abbracciato in senso positivo. Ma mancano i momenti operativi. Paola De Micheli è tornata sul tema affermando che i fondi del “Recovery Fund” europeo potrebbero essere impiegati al 100% pe realizzare l’opera. Ma i fondi quando arriveranno? E al livello dell’Europa quando saranno pronti i progetti operativi concreti di costruzione al fine di ottenere il “via libera”?  I empi, come sempre accade in questi casi, sembrano allungarsi. Nessuno mette in dubbio la buona volontà e la concordia di tutte le forze politiche al fine di realizzare il progetto ma non sono chiari i contesti sul piano strettamente operativo, anche perché gli interventi non saranno semplici e implicheranno delle modifiche di attracco e di ingresso all’interno del porto. Non va dimenticato che la vecchia diga foranea risale a una costruzione dell’anteguerra e che il suo spostamento al largo non sarà troppo semplice e che, nel contempo, dovranno essere dragati i fondali dello scalo genovese, proprio per consentire il movimento delle nuove unità, in particolare portacontainers,    che hanno ormai stazza e tonnellaggio sempre maggiori. Lo spostamento della diga è d’importanza strategica per il porto di Genova perché consentirà di operare in condizioni di concorrenza sul piano del traffico internazionale e per poter movimentare una quantità assai maggiore di merce che, nello stesso tempo, dovrà avere la possibilità di essere movimentata, via autostrade e via ferrovie, soprattutto verso la Padania e verso il centro dell’Europa, anticipando i trasporti dai porti del Nord e al tempo stesso giocando sulla maggiore vicinanza ai centri del mercato internazionale, rispetto agli scali mediterranei di Barcellona e di Marsiglia. Prendiamo atto ancora una volta delle dichiarazioni di buona volontà e del fatto che il governo crede nel progetto, al punto tale che conta di inserirlo tra i finanziamenti europei per la ripresa economica. Ma sono i tempi che non sono, per il momento molto chiari. Quando saranno disponibili i fondi? Si parla della prossima primavera, ma saranno da verificate i tempi – più rapidi possibili – del loro utilizzo. L’Italia ha bisogno di tornare ai vertici dell’economia europea e il settore marittimo e dei trasporti è da sempre una carta vincente. C’è da augurarsi che non emergano i soliti veti incrociati all’interno dell’esecutivo. E’ l’ultima cosa di cui avremmo bisogno.