Il conto alla rovescia: dal voto in Emilia alle scelte dei partiti dal governo alle regioni

di Paolo Lingua

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Il conto alla rovescia: dal voto in Emilia alle scelte dei partiti dal governo alle regioni

Con la giornata di oggi è cominciato il conto alla rovescia – politico, s’intende – che ci porterà al voto per il rinnovo del consiglio regionale in Emilia-Romagna, terra dal dopoguerra, senza nessun intervallo, controllata dal Pci e comunque sempre dalla sinistra. Una sinistra con il ruolo di ceto dirigente, non estremista ma piuttosto portata a collegare una sostanziale leadership di consenso alle attività imprenditoriali.

In Emilia-Romagna s’è concentrato, ovviamente, l’assalto a livello di piazze, di incontri popolari e di dichiarazioni “social” a tutti i livelli da parte del centrodestra, con particolare accanimento di Matteo Salvini che, a livello nazionale, è al centro dell’attenzione mediatica per la complicata vicenda del suo possibile rinvio a giudizio per la questione del blocco della nave dei migranti. E’ una battaglia di slogan che si intreccia senza esclusione di colpi perché la posto in gioco è molto alta. Per il centrodestra una vittoria in Emilia sarebbe un successo emblematico, la conquista della fortezza inviolabile e storica degli avversari del centrosinistra. Una realtà che si rovescerebbe di 360 grandi nel caso d’una sconfitta per la sinistra, che andrà al voto con i partiti di governo separati, vale a dire Pd e M5s.

Ma, dopo il voto di domenica prossima, a seconda dell’esito le posizioni potrebbero cambiare. Nel caso d’una sconfitta della sinistra c’è il rischio d’una eventuale crisi di governo, anche se i partiti della coalizione non avrebbero interesse né vantaggio di rischiare le urne all’indomani d’una batosta, ma forse tenterebbero di arroccarsi ancora a Roma. Tutto comunque è possibile, perché a livello di governo, i contrasti (dalle opere pubbliche alla prescrizione sino alla revoca delle concessioni autostradali) non mancano e si potrebbero accentuare.

Dal risultato di domenica in Emilia (in Calabria appare scontato dai sondaggi un successo del centrodestra) potrebbero scaturire nuove strategie. Per adesso Pd e M5s sembrano inclini ad andare divisi, ma si potrebbero modificare le scelte e le strategie. In molte regioni, sulla base di calcoli più precisi dei generici sondaggi, la somma dei due partiti, sia pure con qualche perdita come è prevedibile, sarebbe nettamente superiore al centrodestra sia pure riunito. E, per tenere in piedi il governo, sarebbe importante mantenere un rapporto di forza alla base.  

Una regione come l'Emilia è la Toscana, dove si voterà, così come in Puglia dove di discute sui grandi temi dell’ex Ilva e dei gasdotti. Ma una regione strategica, a questo punto, sarebbe la Liguria dove il centrodestra di Giovanni Toti appare favorito, ma dove i sostenitori di Forza Italia e del centro dissidente (vedi gli scajoliani nelle province di Ponente), potrebbero, nel caso di incertezze sull’esito, prendere le distanze, come del resto è già successo.

I rapporti in Liguria tra Pd e i grillini non sono mai stati idilliaci, in particolare nel decennio del “regno” di Claudio Burlando, senza contare che il M5s in Liguria è sempre stato ostile ai renziani. Alice Salvatore è sempre stata tra i sostenitori del “no” secco all’alleanza con il Pd, ma all’interno del movimento le posizioni non sono univoche e c’è chi ritiene che sia sensato, visto che sulla carte i voti potenziali, sia pure di misura, ci sarebbero, cercare invece un accordo. Sottobanco se ne parla, puntando a qualche crepa che sta emergendo nello schieramento di centrodestra e nella difficoltà di conciliare le candidature che andranno al voto diretto popolare  e di chi sarà inserito nel listino.  

Il problema -ma se ne parlerà dopo il voto in Emilia – sarà portato a livello nazionale, ma appare difficile, per il momento, trovare un candidato unificatore che non sia un “illustre sconosciuto”  per l’opinione pubblica. Tutto da capire. Per ora “conto alla rovescia”.

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