Il “contagio” delle elezioni
di Paolo Lingua
Ha senso svolgere le elezioni regionali entro la fine di giugno, spostandole dalla data che un tempo era fissata entro la fine di maggio, quando il governo, che non ha ancora firmato il decreto, ha già indicato il mese di ottobre, nella prospettiva di essere al sicuro dal contagio del coronavirus? L’Italia è un Paese estroso, con una certa tendenza ai colpi di testa, ma la proposta, sia pure buttata là nella conversazione, del presidente Giovanni Toti lascia francamente perplessi.
Abbiamo un lieve declino dei contagi e un calo dei decessi, anche se non troppo vistoso. Non sappiamo ancora quando concretamente calerà il picco. Si teme un ritorno delle infezioni e che si creino nuovi focolai. Il lavoro degli scienziati per trovare un vaccino efficace (ma ci sono dubbi che se ne possa trovare uno con valori assoluti e certi) appare lungo e complesso. Anticipare, con una sorta di blitz, l’appuntamento elettorale appare un progetto che suscita più dubbi che entusiasmi.
Toti è un carattere portato ai colpi di scena. Che cosa lo ha indotto a gettare questa carta sul tavolo? Forse – siamo sempre nel campo del dubbio – ritiene che le passioni e le polemiche politiche si siano smorzate in questi mesi e che l’opinione pubblica sia soprattutto travolta dalla vicenda del coronavirus e da tutte le sue conseguenze di carattere economico e sociale. E allora conta su una campagna elettorale rapida e che assorba nei suoi contenuti una conferma di continuità per chi ha gestito e sta gestendo. La Regione Liguria ha avuto, in queste settimane, qualche problema.
La gestione della sanità non è stata sempre un successo, con punti deboli (non solo per il coronavirus) proprio nell’Ospedale di San Martino. Non ci sono per ora denunce e azioni della magistratura come in Lombardia, ma queste possibilità, com’è noto, sono sempre incerte. Toti, in parole povere, vorrebbe fare in fretta a raccogliere gli utili d’una azione di governo locale, prendendo l’opposizione in contropiede, non tenendo conto però che la decisione di votare in Francia alle amministrative il mese scorso è pesata sulla popolarità di Macron. Toti conta certamente sul fatto che l’area di centrosinistra non ha ancora un progetto preciso di coalizione e non dispone del candidato presidente e che, anche per le polemiche del recente passato, l’alleanza tra il Pd e il M5s è di fatto forzosa.
Ma, sul piano dei rischi sanitari e degli spostamenti della popolazione in particolare nel giorno del voto, è pensabile andare alle urne quando ancora resteranno in piedi focolai di infezione e rischi di contagio tra i singoli cittadini? Saranno possibili riunioni o manifestazioni di propaganda? E come saranno garantiti i responsabili dei seggi? Come avverranno le disinfezioni? La questione è tutt’altro che semplice. Poi, comunque, non va dimenticato che ogni regione non potrà votare come vuole, ma la decisione ultima dipenderà dal governo.
Occorre aggiungere che anche i progetti di ripresa dell’economia e tutte le attività connesse sono tutt’altro che semplici. In Lombardia e in Piemonte non riapriranno le librerie e le altre piccole attività. Ma anche in Liguria le perplessità non mancano, sia per le grandi librerie dove è alto l’affollamento, sia per le piccole che hanno difficoltà di gestione. Non tutti sono d’accordo. Nelle librerie i volumi sono a disposizione di tutti e vengono guardati, letti, esaminati dai potenziali clienti. C’è per forza di cose un ammassamento e non è certo possibile far passare un cliente ogni mezz’ora. E poi quali prevenzioni possono essere adottate? Non è semplice e le perplessità sono molto forti.
E tanto per concludere con un tema ancor più delicato, c’è la questione che riguarda gli stabilimenti balneari, la cui sicurezza sanitaria è difficilissima da gestire. E le cabine (abbonamento stagionale e giornaliere), le docce, i servizi igienici? E come saranno disposte le distanze (possibili? mah) nei ristorantini sulle verande e nei bar interni agli stabilimenti? E come si disporrà il personale nelle quasi sempre strette cucine? E sulla spiaggia che distanza sarà calibrata da un ombrellone all’altro? Quante sedie a sdraio potranno essere collocate vicine? Sono domande concrete alle quali non è facile dare risposta. Un famoso scrittore francese, alludendo all’avvenire, diceva: stiamo entrando nel gran forse. Noi ci accontentiamo della confusione.
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