Il Comune di Genova versus Autostrade

di Paolo Lingua

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Il Comune di Genova versus Autostrade

Alla fine la decisione era scontata da tempo: l’assessore Lorenza Rosso, che è anche un legale di alto livello, ha annunciato al Consiglio a Palazzo Tursi che il Comune di Genova si costituirà parte civile nel processo che si aprirà prossimamente per trovare le responsabilità del tragico crollo del Ponte Morandi. La patica che è in via di completamento sarà presentata all’udienza preliminare del processo il prossimo 15 ottobre. Come è noto, dopo infinite perizie e verifiche il processo di aprirà con molte decine di imputati, in gran parte dirigenti e funzionari o responsabili di aziende incaricate dei controlli. Ovviamente ci sono , tra le parti civili già schierate, i familiari dei 43 morti per il crollo dell’agosto del 2018, oltre che di cittadini o imprese che hanno subito gravi danni economici per quella tragedia. Ora, nel ruolo di difesa del pubblico interesse, si erge tra le parti civili anche il Comune. Nessuna vera sorpresa, perché il sindaco Marco Bucci lo aveva fatto capire da tempo. Ora si dovrà capire se si costituirà parte civile anche la Regione, a sua volta coinvolta direttamente e indirettamente nei danni provocati dalla caduta della struttura autostradale.

La vicenda del Ponte Morandi è destinata e restare come un punto indelebile della storia della Liguria, perché si è trattato di un evento per molti aspetti non accettabile. Sull’intera questione i sospetti sulla mancata o insufficiente manutenzione e sulla superficialità (consapevole? Inconsapevole?)  dei controlli a tutti i livelli sono molto forti. Toccherà alla magistratura genovese fare luce e si prevede un processo lungo, giocato su infinite dichiarazioni, intercettazioni e ammissioni oltre su complesse  controverse perizie. Tra i banchi daranno battaglia sino alle estreme forze i familiari delle vittime che ora troveranno schierato in loro fianco, in un ulteriore sostegno il Comune di Genova, ente che tramite il suo sindaco Marco Bucci, può vantare la rapide ricostruzione della struttura, in meno di due anni, gestita come un modello assoluto di efficienza. Il Comune, con il sindaco nominato commissario straordinario alla ricostruzione, può vantare l’impegno eccezionale per ricucire, almeno sul piano pratico, un vulnus costituito non solo dalle vittime innocenti e dai loro familiari, ma anche dal danno economico e sociale che ha straziato un intero territorio e, di fatto, il sistema di comunicazione nazionale.

Il processo che si aprirà e, per forza di cose, sarà molto lungo e articolato in maniera complessa, dovrà ricostruire e accendere la verità su una delle più brutte pagine della storia contemporanea. Curiosamente, proprio in questi giorni, in margine al G20 economico che si sta svolgendo proprio a Genova, anche per bocca di responsabili di dicasteri economici e dei trasporti, dopo aver speso ogni possibile elogio  sul “modello Genova” di ricostruzione rapida del ponte, cui ha contribuito anche la matita di Renzo Piano, è arrivata una sorta di doccia fredda. Anche da parte di ministri si è ammesso che il “modello Genova” sarà difficilmente ripetibile per la realizzazione futura di importanti opere pubbliche.

Purtroppo la dichiarazione era più che prevedibile, anche perché, al di là di lodi formali e di compiacimenti oltre che di schieramenti di vertici politici al momento dell’inaugurazione di quello che oggi si chiama “Ponte San Giorgio”, si era capito che in Italia resta forte la muraglia burocratica di leggi e leggine con la possibilità di denunce e di ricorsi quantomeno amministrativi. C’è un sottopotere che teme le vie più rapide e vi si oppone alzando la bandiera ipocrita della cosiddetta legalità. Non abbiamo, purtroppo, a differenza di altri Paesi, come gli Usa e altri dell’Occidente, la mentalità elastica e l’amore per il principio del “presto e bene”. E’ un vero peccato perché la ricostruzione del ponte crollato è stata invece un vero modello di gestione del pubblico interesse. E ora, facciamo spazio, al lungo e tormentato percorso del processo.