Il commissario alla sanità: l'incubo di Toti

di Paolo Lingua

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Il commissario alla sanità: l'incubo di Toti

Mentre l’infezione del coronavirus in Liguria è in (molto) blanda discesa, la Regione, con decreto del presidente Giovanni Toti, ha “commissariato” (suscitando non pochi malumori) le 5 Asl e l’ospedale di San Martino per quel che concerne i provvedimenti che riguardano specificamente l’infezione. Tutti i poteri sono gestiti da Alisa e dal suo  superdirigente Walter Locatelli che pure è commissario straordinario da quattro anni con ben due proroghe. La sensazione, politica in particolare, che si ha da questa improvvisa decisione è che Toti sia preoccupato di quanto possa emergere per quel che concerne la gestione della sanità  ligure, alla vigilia  della campagna elettorale per il rinnovo della regione che dovrebbe decollare tra settembre e dicembre.

Ma forse teme anche che possano emergere aspetti negativi da una eventuale indagine della magistratura proprio sulla gestione della sanità. Sappiamo tutti che Toti, forse preoccupato per troppi inceppi e troppi passi falsi,  abbia cercato di avocare a una struttura centralizzata tutti i poteri. Ma è un segno di debolezza e di confusione, considerato il fatto che la struttura  di Alisa (altra invenzione di questa giunta) non ha certamente brillato in questi anni. La sanità, che pure rappresenta oltre l’ 80% del bilancio della regione, resta un flop della gestione di Toti che era partito cinque anni fa con l’ambizione di imitare il “modello Lombardia” considerato ancora il miglior sistema sanitario del Paese. E quali sono state le imprese brillanti della sanità ligure? Il caos dei Pronto Soccorso? O orse il, trasporto da Genova a Savona dei malati di tumore in terapia? Oppure restare per oltre quattro anni perché in quattro anni.

La Liguria invece è finita in un pasticcio perché ha tentato in questi anni  di imitare la Regione vicina, facendo confusione  e muovendosi in continue contraddizioni tra la visione pubblica e privata. In i senza rinnovare i macchinari? Oppure il bando andato a vuoto dell’ambizioso (e discutibile) progetto dell’ospedale degli Erzelli? In parole povere la gestione ligure della sanità ha impoverito il pubblico e non ha fatto decollare assolutamente il privato messo a disposizione del pubblico.  E questo senza valorizzare tutto quanto di positivo c’è invece in Liguria, sia nel privato, sia nel pubblico.  Esiste in Liguria un potenziale di centri di analisi, di servizi, di strutture specializzate che non è stato mai valorizzato. Si voleva prendere tutto dalla regione vicina come dei feudatari, per motivi politici o di interesse? Alisa con i suoi vertici ha dimostrato di non saper tenere il la barra del timone. E ora, come “premio”, assume poteri straordinari, creando un clima di tensione nelle Asl e negli ospedali?

Che cosa teme Toti che pure sperava di poter arrivare al voto a luglio per chiudere in fretta la partita e puntare alla rielezione, prendendo in contropiede alleati e avversari, dopo che il suo tentativo di inventarsi un nuovo movimento politico è miseramente naufragato?    Conta di usare Alisa come uno strumento elettorale visto che ormai dovrà attendere qualche mese per veder riaperte le urne? E pensa che la nuova realtà commissariale sia in grado di reggere i difetti che sono emersi o di far fronte a un ritorno del contagio che molti esperti temono? C’è un forte rischio di andare nel caos di gestione e di proseguire in una strategia di contraddizioni e di “stop and go”. E la Liguria non ne ha assolutamente bisogno. E per quello che è avvenuto sino ad oggi Walter Locatelli e il suo staff

Non sono la stessa cosa della struttura commissariale straordinaria di Marco Bucci  che ha ricostruito – ormai un modello nazionale – il ponte in due anni. Il commissario vincente, lo abbiamo capito, è un sogno per Giovanni Toti. O, forse, è il suo incubo perché l’avvenire sembra annunciare tempeste e temporali.