Il blitz di Calenda a Genova fra critiche e slanci

di Paolo Lingua

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Il blitz di Calenda a Genova fra critiche e slanci

Carlo Calenda, che è stato un brillante ministro con Renzi e Gentiloni e che attualmente è eurodeputato, ma ormai indipendente dal Pd (nei confronti del quale è assai critico per l’accordo di governo con il M5s), ha fatto un blitz a Genova. Probabilmente non presenterà una sua lista alle regionali di primavera (né in Liguria, né altrove) anche perché sta riflettendo sull’eventuale movimento o partito da fondare e da organizzare. Ha detto – ma lo si sapeva – che la sua linea è liberale e riformista, ha ribadito di voler puntare sul rilancio economico e non ha mancato pesanti critiche nei confronti del M5s, ma soprattutto ha picchiato sul Pd di Nicola Zingaretti, a suo avviso troppo succube dei grillini che puntano al sostegno di una parte di elettorato che “vota di pancia”. Calenda è certamente più “elitario”, anche per la sua formazione, per la sua carriera e per il suo iter professionale di manager (con la Ferrari di Montezemolo) e del ruolo di dirigente della Confindustria.

Calenda non ha mancato critiche alla attuale politica del governo nei confronti della ex Ilva che rischia la chiusura o comunque un forte ridimensionamento della produzione e dei dipendenti. Calenda, nelle ultime settimane in cui era ancora ministro, aveva di fatto concluso un accordo con Arcelor Mittal che appariva assai più favorevole anche agli interessi italiani, considerato che lo stabilimento di Taranto (e quelli complementari di Genova e di Novi Ligure) è il più importante centro siderurgico italiano e uno dei maggiori in Europa.  Ma quello che interessa è come si disporranno le forze politiche nella prospettiva delle elezioni regionali che tutti considerano un banco di prova della tenuta del Governo e della attuale maggioranza. L’Umbria, l’Emilia Romagna e la Calabria in questo autunno saranno le prime prove e poi la Liguria, insieme ad altre regioni, farà parte della valutazione definitiva della popolarità o meno della alleanza in corso. Renzi con il suo movimento per adesso non scenderà in campo, se non indirettamente: si ha la sensazione, anche sulla valutazione di non pochi politologi  ed esperti, che l’ex Presidente del Consiglio attenda un eventuale calo dei grillini per far cadere l’esecutivo e puntare a nuove elezioni ingrossando i suoi voti che per ora si annunciano ancora bassi. Calenda, a sua volta, è ancora più prudente e attende di valutare manche l’andamento del voto moderato che abbraccia anche il partito di Berlusconi.

I moderati, sono in molti a chiederselo, sono convinti di doversi “schiacciare” sul populismo di Salvini e della Meloni? Ma qual è il reale potenziale del voto moderato che passa per Berlusconi, Renzi, Calenda, la Bonino e piccoli e frammentari movimenti di area ex centrista? Nel frattempo in Liguria proseguono, sia pure con cautela, i sondaggi per un possibile accordo Pd-M5s che aggreghi anche i partitini di sinistra radicale e le aree ambientaliste. Sono già stati lanciati un po’ di nomi, ma non si sa se per provocazione mediatica o per caso, di potenziali candidati presidenti: il rettore Comanducci, il prof. Cuocolo, il presidente del municipio di Ponente Romeo. Nessuno ha dimostrato entusiasmo. I nomi sembrano davvero buttati là anche perché non è ancora chiaro se ci sarà l’accordo  di schieramento e soprattutto con quale programma. Nel recente passato il Pd e il M5s avevano distanze stellari su tutti i grandi problemi della regione ed erano stati assai polemici tra di loro. Una situazione che potrebbe finire per favorire il centrodestra, sempre che si superino le polemiche tra Forza Italia berlusconiana, l’area degli amici di Claudio Scajola e il movimento di Toti, più o meno co0stetti all’alleanza nella prospettiva della vittoria. Che poi, alla fin fine, è quello che conta.