Hypersea, a Genova un viaggio tra ecosistemi sommersi e una denuncia contro le microplastiche in mare
di Filippo Serio
29 immagini e installazioni retroilluminate del fotografo Maraviglia: aperta fino al 15 agosto
Apre al pubblico fino al prossimo 15 d'agosto Hypersea, la mostra fotografica che rappresenta allo stesso tempo un viaggio fra ecosistemi controllati e detriti invisibili ma letali.
Si tratta di 29 fotografie esposte al primo piano di Palazzo Grillo, nel cuore di Genova, realizzate dal fotogiornalista Gianmarco Maraviglia che attraverso i suoi scatti rappresenta il mare come una mescolanza di realtà biologica, tecnologia, simulazione, plastica, cura e controllo. Un ecosistema contorto e distorto da forze antropiche, chimiche, visuali. Una forma di post-mare.
Behind the glass – la realtà filtrata e Mermaid tears sono i due progetti fotografici di Gianmarco Maraviglia che dialogano in Hypersea, testimoniando la sua attenzione ai temi della sostenibilità e della preservazione e cura del pianeta.
Behind the glass parte dal presupposto che ogni rappresentazione della realtà, anche quella fotografica, è inevitabilmente filtrata e soggettiva. Le fotografie che l’autore ha scattato all’Acquario di Genova rappresentano un’indagine sul rapporto fra le grandi strutture che ospitano animali e la capacità di questi ultimi di adattarsi a un ambiente verosimile. Le immagini mostrano infatti animali in ambienti artificiali che sembrano naturali, inconsapevoli protagonisti di un “copione” pensato da altri. Maraviglia indaga il confine tra libertà e cattività, mettendo in discussione il nostro ruolo di osservatori e la presunta superiorità umana. Questo scambio di prospettiva diventa evidente quando gli uomini, gli addetti ai lavori, appaiono all’interno delle vasche e gli animali sembrano osservare il mondo umano, suggerendo un’inversione di ruoli.
"Con questo progetto - sottolinea Maraviglia - volevo raccontare il dietro le quinte, il rapporto quotidiano tra lo staff e gli animali, fatto di cura, attenzione e gesti ripetuti. Mi colpiva la forza attrattiva di un ambiente così artificiale. Ho voluto mostrare come, in questi luoghi, l’uomo crea e mantiene un ecosistema, ma finisce per dipendere dagli animali tanto quanto loro da lui. In qualche modo, siamo tutti un po’ animali in cattività."
Mermaid tears affronta invece il tema dell'inquinamento marino da microplastiche, in particolare i pellet industriali noti come "lacrime di sirena". Queste piccole sfere, simili a perle ma altamente inquinanti, non sono rifiuti degradati ma materie prime usate nella produzione della plastica; a livello mondiale si stima che più di 250.000 tonnellate di questo materiale vengano riversate ogni anno in mare. Presenti ovunque sulle coste mediterranee, vengono spesso ingerite dai pesci, che le scambiano per uova, rischiando l’avvelenamento o il soffocamento.
"Per gli antichi greci, le perle erano le lacrime degli dei. Minuscole gocce che si cristallizzavano nella loro discesa dal cielo. Dando vita, appunto, a qualcosa di celestiale. Anche questa storia parla di perle, di gocce d’acqua e di mare, ma non di bellezza, tantomeno di meraviglia – precisa l’autore che ha deciso di raccontare il tema in forma estetica, leggera e gradevole, per riflettere sulla pericolosa attrazione che queste “false meraviglie” esercitano, contribuendo a renderne socialmente tollerabile la presenza nonostante il loro impatto devastante sull’ecosistema marino.
"Ed ecco dunque che in Hypersea appare da un lato l’acquario come modello iperrealistico del mare, confinato, illuminato, sezionato eppure in qualche modo protetto. Dall’altro le microplastiche come frammenti concreti, ma invisibili, presenti ovunque: una realtà parallela che si insinua nel mare. Fuori dal mare un modello posticcio ma che mette al sicuro i suoi abitanti, sotto la superficie piccoli oggetti quasi invisibili che rappresentano tuttavia un pericolo per la popolazione sottomarina - conclude la curatrice della mostra, Chiara Oggioni Tiepolo.
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