Gli Stati Generali: tra slogan e concretezza

di Paolo Lingua

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Gli Stati Generali: tra slogan e concretezza

A fine settimana si attende il grande show, salvo qualche rinvio, degli “Stati Generali” dell’economia e della rinascita. Li ha voluti il premier Conte e partirà con il documento di Vittorio Colao che però è stato oggetto, anche da parte di Conte, a quanto pare, di qualche freddezza. L’opposizione di centrodestra, dalle prime battute, teme che si tratterà di “una passerella”. Nel governo i renziani spingono in avanti, i grillini sembrano d’accordo e il Pd non nasconda dubbi. In realtà, oltre alle enunciazioni su argomenti tutto sommato prevedibili, a destra e a sinistra si temono le enunciazioni generiche su tutto quanto viene dato per ovvio – condoni parziali, razionalizzazione del codice degli appalti, turismo e cultura, riforma della pubblica amministrazione, valorizzazione del personale della pubblica amministrazione, istruzione e ricerca,  sostegno a chi è disagiato -  ma, nello stesso tempo, non si capisce bene quando e come questi interventi saranno possibili me realizzabili.  

Ci sono ancora molti punti interrogativi appesi per aria. I progetti sono in sintesi un po’ tutto quello che sarebbe necessario per ristrutturare quanto di vecchio c’è nella burocrazia e nel sistema sociale e assistenziale e, nello stesso tempo, gli obiettivi produttivi, industriali e di servizio da far ripartire, possibilmente con criteri normativi diversi, prendendo come specchio il cosiddetto “modello Genova”, ovvero del criterio commissariale per ricostruire a tempo di record il ponte autostradale crollato. Sono  enunciazioni di massima che in sostanza tutti in Italia sarebbero d’accordo a veder attuati. Ma le incertezze non sono poche.

Intanto, anche in passato principi operativi simili sono stani annunciati da governi e maggioranze politiche di tutti i colori. Ma ben poco o quasi nulla è stato poi fatto. E poi per agire occorrono i fondi. Dobbiamo incominciare a disporre, senza pregiudizi, del Mes, come sostengono il Pd e  Italia Viva (ma ci sono le diffidenze e il diniego del M5s e di parte dell’opposizione di destra)? Ma poi i fondi stanziati dall’Europa quando arriveranno e quando saranno fruibili? Perché, sia chiaro, senza quei finanziamenti (in parte a fondo perduto, in parte prestiti agevolati) non si potrà fare che ben poco. Ma non sarebbe meglio operare una scelta ridotta di opere pubbliche e decollare, con metodologia “modello Genova”, in tempi stretti e con alta velocità di esecuzione? Scatterebbero subappalti e si creerebbero posti di lavoro. E si avrebbe la possibilità, con gli effetti positivi dell’incremento di ricchezza, di far partire una seconda tranche di progetti.

La preoccupazione maggiore di molti protagonisti politici e imprenditoriali  è che tutto resti fermo perché è impossibile far decollare tutto il programma nello stesso tempo. Poi, all’interno del governo, come del resto è stato osservato più volte in passato, le posizioni non sono omogenee. Il Pd e, anche Italia Viva, vorrebbero l’immediato decollo delle grandi opere, ma il M5S, per le contestazioni del passato, non è così incline alle scelte di Alta Velocità o al0 completamento della Tav Torino – Lione e in Liguria è sempre stato contrario alla Gronda e ad altre opere pubbliche. Sempre in Liguria le potenzialità sono importanti: porti turistici, potenziamento degli scali commerciali, completamento di molti sistemi di collegamento parziali per consentire lo smaltimento di merci marittime o comunque del movimento turistico. Per non parlare del potenziamento della cantieristica (ribaltamento a mare) e dell’allargamento del porto con lo spostamento della diga foranea al largo e al dragaggio dei fondali.  Tutte iniziative per le quali occorrono capitali pubblici accanto agli investimenti  privati. Ma in passato non sono mancati rallentamenti da parte politica. Per questo, i grillini, sia pur spaccati al loro interno, hanno il fiato pesante. Anche per la complicata trattativa per dar vita ad alleanze di coalizione per le elezioni regionali, a cominciare da una travagliata Liguria.