Gli 'alleati' di Governo subito spaccati a Tursi sulla Gronda
di Paolo Lingua
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Il Punto di Paolo Lingua
Era facile prevederlo: oggi, in Consiglio comunale, il primo a poche ore dal giuramento che salda l’unione tra Pd e M5s, si è verificato il primo scontro netto. Ovviamente il tema era un eterno diverbio che, in questo caso, unisce nelle scelte strategiche per i servizi e le infrastrutture della città e della regione il Pd a tutto il centrodestra schierato.
Si tratta del tema, ormai trentennale, della Gronda autostradale, ovvero il raddoppio urbano del percorso che collega i caselli del Ponente a un tratto alternativo. Oggi i grillini hanno ripreso il tema a loro caro, il “no” alla Gronda, sostenuto in campagna elettorale e sorretto nel governo precedente dall’ex ministro Danilo Toninelli. E hanno trovato la posizione opposta del Pd e di tutto il centrodestra che sostiene la giunta di Marco Bucci. Per cui, voto diviso in conclusione, anche se il Comune non ha poteri decisionali diretti né dispone di finanziamenti specifici.
Per la verità i governi precedenti in cui il Pd era prevalente, anzi protagonista di fatto esclusivo, avevano già predisposto un progetto di massima che, al limite, sarebbe potuto già decollare ed erano già stati effettuati interventi di acquisto di case e terreni sul percorso previsto, con l’allontanamento di abitanti e residenti. Poi, con la sconfitta politica della sinistra al voto del 4 marzo 2018, il M5s era entrato a gamba tesa bloccando tutto e facendo passare l’intero progetto per “forno di cottura” del sistema “costi e benefici”.
I temi del no dei grillini sono noti: opera inutile e costosa e che comunque non deve essere affidata alla Società Autostrade alla quale il M5s intende revocare la gestione delle autostrade dopo il disastro del Ponte Morandi. Danilo Toninelli nel suo anno o poco più di vita da ministro si è sempre dichiarato contrario all’opera, spalleggiato dagli esponenti liguri del suo partito, sia in Regione, sia in Comune.
Per la verità la Lega, così come avvenuto per la Tav Torino – Lione, si era sempre dichiarata favorevole, con una azione continua di Edoardo Rixi, sia nel periodo in cui è stato viceministro nel dicastero di Toninelli, sia più recentemente da deputato. E sul tema è tornato ancora nelle scorse settimane.
Il Pd, a tutti i livelli, si è sempre dichiarato favorevole, dopo aver superato qualche dubbio (più tattico che strategico) della metà degli anni Novanta, quando già si discuteva sulla Gronda. Ma non va dimenticato che il Pd aveva sofferto la ostilità di fatto da parte dell’ex sindaco marco Doria, che, con l’estrema sinistra e gli ambientalisti, aveva “ingoiato” a fatica il Terzo Valico.
Fin qui la scaramuccia assembleare di oggi in Comune, ma lo scontro, così immediato dopo l’accordo di governo, nasconde ben altre insidie. Si è già parlato, sia pure in termini molto generici, di possibile alleanza Pd – M5s alle prossime elezioni regionali e comunali della primavera 2020.
Ma sarà possibile mettere insieme una sorta di schieramento che ricalchi l’alleanza di governo, considerato che, oltre alla Gronda e in generale alle grandi opere, le posizioni sulle questioni amministrative le posizioni sono nettamente differenti? E in effetti se, sia pure al livello informale e non ufficiale, si tasta il terreno in casa Pd e in casa M5s si riscontra una certa freddezza ed emergono non pochi dubbi.
A livello nazionale poi da casa grillina qualcuno ha detto che si potranno fare eventualmente liste civiche ma non candidature con il simbolo. Non tutte le regioni, per la verità, presentano gli stessi problemi e girano pure opinioni diverse. Ma è indubbio che divisioni nette come quella di oggi sulla Gronda favoriranno in particolare il centrodestra che cercherà di restare unito. Berlusconi ne Salvini, soprattutto per le amministrative, non hanno altra chance che andare d’accordo. Non ci sono scorciatoie.
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