Genova, teatro: Otello come Jim Morrison, dal 12 al 17 aprile Jurij Ferrini al Duse
di Redazione
Il dramma shakespeariano interpretato dallo stesso regista e da Rebecca Rossetti con un gruppo di giovani attori di talento
Dopo l’applaudito Sogno di una notte di mezza estate, Jurij Ferrini torna a confrontarsi con Shakespeare, mettendo in scena un Otello contemporaneo, scandito da musiche dei Doors. Interpretato dallo stesso regista e da Rebecca Rossetti, insieme a un folto gruppo di giovani e talentuosi attori (Paolo Arlenghi, Marita Fossat, Michela Gioiella, Agnese Mercati, Federico Palumeri, Stefano Paradisi, Michele Puleio), lo spettacolo, prodotto da Progetto U.R.T. con il Teatro Stabile di Torino, è in programma al Teatro Eleonora Duse da venerdì 12 a mercoledì 17 aprile. Inizio spettacolo venerdì, martedì e mercoledì ore 20.30, giovedì e sabato ore 19.30, domenica ore 16.
Scritta nel 1604, la celebre opera shakespeariana è considerata il paradigma dell’ottusa gelosia, ma nella visione registica di Jurij Ferrini si apre a una lettura più ampia e più vicina al pubblico di oggi. In un’ambientazione che rimanda vagamente alla guerra del Vietnam, la vicenda del nero Otello diventa la storia d’amore di un generale delle forze armate occidentali, che si trova al fronte insieme alla moglie Desdemona: figlia di un importante senatore, bellissima, giovanissima, libera e intelligente, lo ama contro tutti i pregiudizi di una società ancora profondamente razzista. E naturalmente con Otello c’è anche il suo ufficiale Iago: in apparenza del tutto affidabile, sembra votato nel suo intimo a un oscuro nichilismo e alla distruzione di ogni istinto vitale.
"Questo rapporto triangolare porterà le forze del puro amore, di cui è funzione Desdemona, e dell’odio più profondo, di cui è invece funzione Iago, a scontrarsi ferocemente nel cuore di Otello, fino a rapirgli la mente e a condurlo verso il baratro di una gelosia folle ed omicida" scrive Ferrini nelle note di regia.
"Il dramma privato della gelosia diventa così, in una visione più collettiva, la tragedia della violenza umana che ha sempre avuto, purtroppo, ottimi motivi per essere scelta; almeno rispetto alla via molto più complessa ed articolata del dialogo, dell’approfondimento e della reciproca comprensione. Un dialogo necessario per quella rivoluzione umana che non possiamo mai smettere di cercare, a partire proprio dal rivoluzionare noi stessi, riconoscendoci sempre nell’avversario e inchinandoci alla sua umanità, che rispecchia esattamente la nostra".
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