Genova ferma per coronavirus
di Paolo Lingua
Non è certo l’unica zona d’Italia bloccata nel lavoro e nella produzione (basterebbe pensare al resto del Nord dove la situazione è ancora più grave), ma è indubbio che Genova sta soffrendo un atroce vulnus con la sua economia ferma a causa del coronavirus. Ci sono aziende come quelle degli Erzelli (Siemens, Liguria Digitale, ecc.) dove è possibile, anche per i quadri professionali, lavorare da casa, ma non è eguale la situazione per tutte le imprese, in particolare quelle che hanno produzioni in fabbrica con operai ad alto rischio. Volendo cercare di fare, in via sommaria, una radiografia dell’economia genovese abbiamo come primo impatto il blocco commerciale (grossisti ma soprattutto piccoli operatori) e artigianale. Anche se questo tessuto imprenditoriale non ha più i numeri – occupazionali e di reddito reale – di un quarto di secolo fa, perché è un mercato che si è andato restringendo, per Genova è un duro colpo. Imprenditori e dipendenti sono bloccati, dal momento che restano operativi solo i settori alimentari, i tabaccai e le farmacie. Ma adesso rischiano di aggiungersi altri servizi sinora in attività, come i distributori di benzina che in dieci giorni hanno perduto il 90% del loro lavoro con le poche vetture che circolano e anche con gran parte di autocarri e trasporti merci di fatto fermi. Gli stssi tassisti sono allo stremo, a loro volta con i nove decimi del lavoro ormai perduto.
I colpi più pesanti vengono comunque dall’industria e dal terziario superiore. E’ bloccato, con i suoi oltre mille dipendenti, lo stabilimento ex Ilva di Cornigliano e sono di fatto ridotti al minimo Ansaldo e le aziende che dipendono da Leonardo, così come molte imprese che delle maggiori industrie sono di fatto filiere di supporto. E’ ferma, per ovvii motivi9 legati alla diffusione del contagio. L’edilizia e tutti i settori delle costruzioni, ma sono fermi anche gli interventi di manutenzione negli appartamenti e nei condominii a meno che non si tratti di necessità vitali (blocco dell’acqua o delle fondi energetiche). Lo stesso discorso vale per ristoranti, trattorie e bar, con danni pesanti, in una città dove il flusso turistico è rilevanti, a proprietari e dipendenti.
Via, via si va facendo invece sempre più pesante il calo dei traffici portuali. Le navi da crociera sono ferme in tutto il mondo e lo scalo di Genova ne sta risentendo, considerato poi che i marittimi, molti dei quali bloccati in porti esteri, hanno difficoltà a rientrare in Italia. E, considerati i rischi di contagio, non è assolutamente chiaro quando il traffico crocieristico potrà riprendere. Non solo: si annunciano anche blocchi dei trasporti merci e di portaconteiners e quindi una forte riduzione di lavoro per tutto il settore degli autotrasportatori.
Il blocco dello shipping è ovviamente diffuso non solo su Genova ma anche su tutta Italia e sui porti dl Mediterraneo, ma essendo il nostro lo scalo maggiore che copre con l’arco della Liguria quasi il 70% della movimentazione in Italia la situazione si fa più grave perché si bloccano i rapporti con le attività collegate a terra. Inoltre per adesso sono fermi anche i progetti di potenziamento strutturale già deciso nei mesi scorsi: allargamento del porto con lo spostamento della diga foranea e il dragaggio dei fondali per consentire l’attracco delle nuove unità commerciali di maggiore stazza; la ristrutturazione di Ponte Parodi; i lavori per la realizzazione del Waterfront del Levante su disegno di Renzo Piano; la risistemazione e la nuova destinazione dell’Hennebique; il ribaltamento a mare della Fincantieri.
Per parlare poi di progetti che si inseguono da decenni resteranno fermi l’eventuale trasferimento dei depositi petroliferi di Multedo nonché il nuovo eventuale utilizzo delle aree che potrebbero essere lasciate libera dalla siderurgia ex Ilva che si dovesse verificare un nuovo ridimensionamento della produzione.
Per ben che vada sia l’industria, sia il commercio e l’artigianato, sia in particolare tutto quanto è connesso all’attività portuale. E’ ovvio che ogni nostro sforzo oggi è proteso alla lotta contro il coronavirus, ma è molto probabile che dal prossimo autunno la nostra vita torni alla normalità e tutti i progetti bloccati dovranno riprendere vita, nella speranza che il coronavirus, ci sia consentita la poco allegra metafora, non soffochi in questi mesi attività economiche. Genova non potrebbe sopportare certe ferite.
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