Genova: cittadini 'sospesi' in attesa del permesso di soggiorno, le storie di Malavika, Sooraj e Mahmood
di Riccardo Olivieri
Kaabour (Pd): "Il permesso di soggiorno è il fulcro per tutti i servizi di cui si ha bisogno"

"Il permesso di soggiorno è il fulcro per tutti i servizi di cui si ha bisogno". Questa frase di SiMohamed Kaabour, riconfermatosi consigliere comunale del Partito Democratico dopo l'ultima tornata elettorale, descrive il disagio di chi vive attese lunghissime per ottenere o anche solo rinnovare questo documento, senza il quale non si possono ricevere la tessera sanitaria (con la ricevuta del permesso di soggiorno può essere consegnata ma è valida solo fino al rilascio delle impronte digitali), contratti d'affitto o servizi come l'assegno unico familiare. Senza il documento inoltre è possibile viaggiare solo per tornare nel proprio Paese di origine e di nuovo in Italia, attraversando solo queste due frontiere e se la compagnia aerea accetta la ricevuta del permesso, situazione che va chiarita prima di comprare il biglietto. Il documento per studio e lavoro dura un anno ma per completare la pratica servono minimo 4 mesi, durante i quali le vite di chi arriva in Italia per studiare o lavorare sono come sospese. La trafila è lunga e - dettaglio non irrilevante per chi arriva da fuori e non ha dimestichezza con la lingua - tutta in Italiano. Bisogna prima andare in posta e prendere appuntamento, che viene fissato circa due mesi dopo; poi in questura per rilasciare le impronte digitali, con un'attesa che va dai due ai tre mesi.
Un permesso valido per 10 giorni - Ma a volte capita di ritirare documenti a ridosso della scadenza se non già scaduti: è la storia di Mahmood, ragazzo sudanese che si è laureato all'Università di Genova a luglio 2023. "Avevo ancora il mio permesso di soggiorno che è scaduto ad ottobre 2023 - racconta a Telenord -. Subito ho fatto la domanda per rinnovare il permesso come permesso di soggiorno per ricerca di lavoro, mi hanno dato l'appuntamento per le impronte alla Questura di Savona a maggio 2024. Ho aspettato fino a novembre, quando ho ricevuto il messaggio per ritirare il permesso, che è arrivato il 28 novembre 2024. Quando sono andato a ritirare ho visto che il permesso di soggiorno scadeva il 7 dicembre 2024, dieci giorni dopo il ritiro".
Troppa burocrazia - Contattiamo altri ragazzi, che ci raccontano le loro storie. Malavika Manju Sudheer, ragazza indiana di 28 anni, è in Italia da tre anni. In un inglese perfetto ci spiega che lavora come ricercatrice e avrebbe bisogno di fare tante conferenze "anche fuori Italia, in tutta Europa". Ha fornito le impronte a dicembre dell'anno scorso ma sta ancora aspettando il documento. "Ho amici in altri Paesi europei: la prima volta che si richiede il permesso bisogna andare di persona ma dal primo rinnovo le procedure si possono fare online", racconta. "Sarebbe bello se l'Italia potesse adottare procedure simili agli altri Paesi, che hanno pratiche burocratiche più semplici". Per il futuro "io non vorrei restare qui proprio per i problemi burocratici, diventa difficile integrarsi, se avrò opportunità all'estero andrò via". Malavika poi ricorda le difficoltà all'arrivo in Italia, il periodo più difficile perché "quando non abbiamo il permesso siamo considerati illegali, anche se non lo siamo - racconta -. Quando sono arrivata per la prima volta in Italia è stata la prima cosa che hanno chiesto per l'affitto. Ho mostrato la ricevuta ma non volevano accettarla, poi ho spiegato tutta la procedura e alla fine sono riuscita a convincerli. Ho anche mostrato come prova il mio contratto di lavoro, per dimostrare che ero venuta qui legalmente. Se dobbiamo registrare la residenza in Comune bisogna avere il permesso di soggiorno, senza non si può, neanche se si ha il contratto di lavoro. Senza permesso di soggiorno non si può avere neanche la tessera sanitaria e questo crea problemi soprattutto a chi è arrivato da poco". Ma a volte la vita degli studenti porta a cambiare residenze e appartamenti, "se hai il permesso di soggiorno non c'è problema, se non ce l'hai sostanzialmente riparti da capo".
Moduli vecchi e nuovi - La storia di Sooraj Balachandran, anche lui 28enne arrivato dall'India, è molto simile. Laureato in Energy Engineering a Genova, un corso in inglese di Unige, vorrebbe lavorare nel settore del solare o dell'eolico. Ha fissato l'appuntamento per i documenti a dicembre ma ha potuto fornire le impronte solo ieri. "Molte aziende chiedono un permesso di soggiorno valido ma dato che non ce l'ho faccio fatica a trovare lavoro", racconta. Ma Sooraj ha anche dovuto subire una lunghissima trafila burocratica, con un ping pong tra Asl e Questura per ottenere informazioni sulla sanità: "Ho avuto un dubbio per la tessera sanitaria, mi hanno detto che potevo fare anche un'assicurazione privata. Mi sono presentato in questura per prendere un token: sono dovuto andare tre giorni alle sette per riuscire ad essere uno dei 50 che lo ottengono. Col token puoi chiedere informazioni. A quel punto mi è stato detto di fare l'assicurazione pubblica, quindi sono andato all'Asl ma ha compilato un modulo vecchio e mi hanno detto che ce n'è uno nuovo. Quando sono andato in questura per il rinnovo del permesso mi hanno detto che era il modulo sbagliato. Anche chi lavora lì dentro a volte può fare confusione". Sooraj racconta di aver "avuto problemi alle poste perché non parlo molto bene l'italiano, questo crea un po' di frustrazione, la barriera linguistica crea problemi", ma di voler comunque restare nel nostro Paese: "ho ancora un po' di problemi a formulare le frasi ma sta diventando facile capire l'italiano".
Soluzioni politiche - Parliamo di queste storie con SiMohamed Kaabour, che in Consiglio Comunale ha provato a far passare un ordine del giorno per istituire dei "Welcome Center" con cui evitare le principali difficoltà. "È il modello portoghese, dove anzitutto i servizi rivolti ai migranti sono concentrati in un'unica sede, uno spazio dove la persona si può muovere riuscendo ad accedere a tutti gli sportelli necessari per rinnovi di vario genere. A Genova in consiglio comunale abbiamo presentato un odg nell'ultima seduta di bilancio, preparato insieme a colleghe e colleghi di altre città. Abbiamo anche chiesto ad Anci di istituire gli sportelli di cittadinanza, di armonizzare il lavoro con le questure e le prefetture attraverso protocolli d'intesa, l'istituzione di un ufficio dedicato a questo tipo di pratiche. Ne va non solo della possibilità della persona straniera di ricevere un documento in tempi logici, ma anche della comunità intera perché così si fanno sprecare giornate di studio e lavoro a chi studia e lavora. Abbiamo anche chiesto a Genova un impegno dal punto di vista delle risorse economiche ma l'ordine del giorno non è stato accettato, la maggioranza ha votato contro".
Difficoltà ad ottenere un lavoro - Secondo Kaabour le difficoltà burocratiche rappresentano "un limite intanto rispetto al processo di integrazione" ma anche per "sottoscrivere un contratto di lavoro. Con la ricevuta del permesso si potrebbe avere lo stesso ma sappiamo che c'è diffidenza verso le persone migranti, soprattutto se si tratta di stipulare un contratto. Quindi un datore di lavoro se non vede un documento finito, quello vero, fatica ad attivare un contratto. Potrebbero esserci domande respinte, ma poi dipende anche dai lavori. Immaginiamo un'agenzia marittima, che vuole assumere una persona con un contratto e questa persona si deve muovere: senza permesso di soggiorno ha un limite rispetto al suo ruolo professionale, e un datore di lavoro non investe su una persona dietro alla quale deve stare per riuscire a risolvere i suoi problemi di natura amministrativa".
Mediatori culturali - Per quanto riguarda le difficoltà degli uffici, "ci sono stati tentativi di inserire mediatori culturali" spiega Kaabour. "Bisognerebbe formare il personale ma anche agevolare il loro lavoro, per esempio istituzionalizzando la figura del mediatore e rendendola parte integrante del servizio. Poi a volte vige una sorta di discrezionalità rispetto alle richieste di documentazione: credo ci sia bisogno di formazione e armonizzazione rispetto a ciò che si può e si deve chiedere ad un cittadino di origine straniera che deve rinnovare il suo permesso di soggiorno. È un grandissimo condizionamento. Pensate soprattutto a chi ha dei figli e deve far perdere loro dei giorni di scuola per portarli in questura e riuscire a fare domanda, perché i minori devono essere presenti".
Cittadinanza - Ma le lunghe attese e trafile non valgono solo per il permesso di soggiorno: anche la richiesta di cittadinanza, al centro di uno dei cinque quesiti del referendum dell'8 e 9 giugno, ha tempi burocratici lunghissimi. "Immaginando che il referendum vada in porto e quindi la gente comprenda la necessità di riconoscere le italiane e gli italiani che sono già nel nostro Paese - dichiara Kaabour -, è chiaro che molte persone che abitano qua da tantissimi anni possono finalmente presentare domanda stando in un range accettabile. Ma ricordiamo che diventerebbero cinque anni di attesa più i tempi di risposta dello Stato, quindi si arriva a circa 8 anni dalla domanda".
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