Genova, caos nel carcere di Marassi: agenti feriti, risse e detenuti sul tetto. Sappe: “Serve una riforma radicale”
di steris
Segretario nazionale Capece: "Oggi i soggetti con problemi mentali sono nelle carceri comuni, dove mancano personale, strutture e protocolli"

Un fine settimana di violenza e tensione estrema ha scosso il carcere di Marassi a Genova. Due agenti della Polizia Penitenziaria sono finiti in ospedale dopo essere stati aggrediti da un detenuto con disturbi psichiatrici. Nelle ore successive, un’altra rissa tra detenuti ha portato al ferimento di un altro agente, mentre un recluso è riuscito a salire sul tetto dei passeggi, aumentando il clima di allerta.
A denunciare i fatti è il Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria (SAPPE), che da tempo segnala le criticità crescenti negli istituti di pena, soprattutto a fronte della presenza di detenuti affetti da patologie psichiatriche.
“Due poliziotti sono stati aggrediti nella IV sezione del carcere da un detenuto psichiatrico – spiega Vincenzo Tristaino, segretario SAPPE per la Liguria –. Uno è stato colpito al volto da un pugno, l’altro si è infortunato tentando di bloccarlo. Marassi è diventato un istituto ad alta tensione per la presenza crescente di soggetti psichiatrici che mettono a rischio la sicurezza”.
Nella giornata successiva, la situazione non è migliorata: “Due detenuti hanno avuto un violento diverbio – riferisce ancora Tristano –. Uno dei due, di origine egiziana, ha estratto una lametta: l’agente intervenuto per separarli ha riportato una ferita alla mano, con 15 giorni di prognosi e cinque punti di sutura. Inoltre, un altro detenuto è salito sul tetto del passeggio, fortunatamente senza ulteriori conseguenze”.
Il segretario generale del SAPPE, Donato Capece, punta il dito contro scelte politiche che definisce “miopi e sconsiderate”, a partire dalla chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG): “Oggi i soggetti con problemi mentali sono confinati nelle carceri comuni, dove mancano personale, strutture e protocolli adeguati. Le carceri italiane stanno diventando un colabrodo per colpa di chi ha creduto che allentare le misure di sicurezza fosse la soluzione. Ma così si mettono a rischio agenti e detenuti”.
Capece invoca misure immediate e concrete: “Servono riforme strutturali, la riapertura – meglio organizzata – degli OPG, l'espulsione dei detenuti stranieri che potrebbero scontare la pena nei loro Paesi, l’introduzione del taser per difendersi e l’obbligo delle body-cam. Le parole non bastano più: la Polizia Penitenziaria lavora in condizioni disumane e non può più reggere questo peso”.
Il SAPPE non esclude, nelle prossime settimane, l’indizione di uno stato di agitazione se non arriveranno risposte immediate. “Il disagio mentale non può essere gestito dietro le sbarre – conclude Capece –. Servono soluzioni vere. Non si può più aspettare”.
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