Genova, aumento Tari? L'assessore Piciocchi risponde alle critiche: "Aumenti imposti da Corte dei conti"
di Marco Garibaldi
L'assessore al bilancio del comune di Genova risponde a Linea Condivisa: "Disonestà intellettuale, aumenti per risanare debito della giunta Doria"
«Gli incrementi Tari che ci sono stati quest’anno – replica l’assessore al Bilancio Pietro Piciocchi – sono frutto dell’enorme debito che questa giunta ha trovato al momento del suo insediamento, nel 2017. Allora l’attuale amministrazione si è ritrovata con un debito di 185 milioni di euro nei confronti di Amiu, un debito lasciato in eredità dalla giunta Doria e derivato dalla chiusura della discarica di Scarpino nel 2014. A dirlo non è questa giunta, ma la Corte dei conti che, con delibera dello scorso 30 dicembre 2020, ha imposto senza mezzi termini che questa giunta rientrasse nel debito attraverso l’applicazione della Tari. Cosa vuol dire questo: vuol dire che quest’anno, per la prima volta, all’interno della Tari viene pagata anche una quota di questo debito pregresso. Da sinistra c’è disonesta intellettuale: prima lasciano il debito e questo disastro, poi ci fanno la predica».
«Quando ci siamo insediati – prosegue Piciocchi – proprio per questa situazione appena descritta, Amiu aveva tutti i fidi con le banche revocati e solo 40mila euro sul conto per pagare gli stipendi di oltre 1500 persone: era sull’orlo del fallimento. Dopo tre anni dal nostro insediamento, invece, abbiamo stabilizzato economicamente Amiu e per quegli stessi tre anni la Tari non è stata aumentata nonostante tutto. Non solo, abbiamo stipulato il nuovo contratto di servizio per la durata di quindici anni e Amiu ha potuto varare un piano di investimenti per oltre 100 milioni di euro, avendo ritrovato la fiducia delle banche».
«Inoltre – conclude Piciocchi – vorrei sottolineare che, proprio grazie al lavoro che abbiamo svolto con i sindacati e con le organizzazioni di categoria delle imprese, quest’anno ci sono riduzioni molto importanti per quelle famiglie e per quelle imprese che hanno subito le conseguenze maggiori della pandemia. Non è dunque vero che l'incremento colpisce i genovesi in maniera indistinta».
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