Fotovoltaico, il solare spaziale potrebbe coprire l’80% dell’energia rinnovabile europea

di Simone Galdi

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Una ricerca di King’s College London e Xi’an Jiaotong University valuta la fattibilità del solare orbitale per sostenere la transizione energetica

Fotovoltaico, il solare spaziale potrebbe coprire l’80% dell’energia rinnovabile europea

L’Unione Europea potrebbe raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 grazie al solare spaziale. Una ricerca di King’s College London e Xi’an Jiaotong University stima che fino all’80% del fabbisogno di energia rinnovabile europea potrebbe essere garantito da pannelli collocati in orbita.

Tecnologia – Lo studio ha preso in esame due modelli elaborati dalla NASA. Il primo, chiamato heliosat swarm, prevede una costellazione di specchi che riflettono la luce solare verso un concentratore, capace di trasmettere energia alla Terra tramite microonde. Il secondo, denominato planar array, raccoglie la luce su una superficie esposta al Sole e invia energia attraverso trasmettitori a microonde situati sul lato rivolto verso la Terra.

Benefici – A differenza delle fonti rinnovabili terrestri, condizionate dalle condizioni meteorologiche, i sistemi spaziali garantirebbero continuità di trasmissione, riducendo la dipendenza da combustibili fossili. I ricercatori stimano inoltre che il costo del solare orbitale potrebbe risultare dal 7% al 15% inferiore rispetto agli impianti a terra, grazie alla riduzione dell’uso di batterie di oltre due terzi.

Prospettive – L’ipotesi si fonda sulla continua diminuzione dei costi di lancio e sul progresso tecnologico in celle solari, trasmissione e ricezione. Tuttavia, gli studiosi avvertono che la sostenibilità economica potrebbe richiedere anni, forse decenni, prima di concretizzarsi.

Rischi – Tra le criticità individuate vi è lo stato delle orbite terrestri. Un aumento dei detriti spaziali potrebbe compromettere la fattibilità del progetto e causare scenari di “failure-to-launch”, hanno sottolineato i ricercatori.

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