Fallimento Ameglia Servizi, indagati Giampedrone e Piciocchi

di Fabio Canessa

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I due assessori all'epoca erano sindaco e membro del cda della società

Fallimento Ameglia Servizi, indagati Giampedrone e Piciocchi
L'assessore regionale ligure alla Protezione civile Giacomo Raul Giampedrone e l'assessore comunale di Genova Pietro Piciocchi sono indagati dalla procura della Spezia per bancarotta della 'Ameglia servizi turistici', società che curava vari servizi per il Comune di Ameglia (La Spezia). La vicenda risale al periodo in cui Giampedrone era sindaco di Ameglia. Era stato lui stesso, nel 2014, ad avviare una 'due diligence' che ha fatto emergere il caso. Piciocchi entra nell'inchiesta in quanto membro del Cda della società. Oltre ai due assessori risultano indagati tutti i sindaci di Ameglia dal 2008 al 2017 e tutti i componenti del Cda della società nello stesso periodo. Sono tre i sindaci di Ameglia indagati. Si tratta di Umberto Galazzo (Pd), che è stato primo cittadino fino al 2014, Giacomo Giampedrone che lo è stato per un anno dal 2014 al 2015 e l'attuale Andrea De Ranieri, questi ultimi di centrodestra. "Non può essere una colpa aver applicato i criteri di trasparenza e corretta amministrazione". Lo affermano gli assessori liguri Giacomo Giampedrone e Pietro Piciocchi, indagati dalla procura della Spezia per bancarotta "Durante il nostro breve mandato - ricordano - abbiamo commissionato una 'due diligence', mai fatta negli 11 anni precedenti, portando alla luce debiti occulti accumulati nelle precedenti gestioni. Dal 2003 al 2014, anno del nostro arrivo in Comune. Nessuna delle amministrazioni precedenti aveva segnalato l'esistenza del debito accumulato. Non appena emerso il debito ci siamo attivati per mettere in sicurezza i posti di lavoro e salvaguardare i servizi essenziali alla cittadinanza, prima che la società venisse posta in liquidazione, a partire dal 2016". "Siamo certi - concludono - che la situazione sarà chiarita in tempi brevi: siamo a completa disposizione della procura. Ribadiamo che se tornassimo indietro faremmo esattamente le stesse scelte: compiute esclusivamente per la trasparenza dei conti di bilancio, la salvaguardia dei posti di lavoro e la garanzia dei servizi essenziali pubblici dei cittadini". PD: RIFERIRE IN AULA "Come sempre il Partito Democratico è garantista, crede nell'autonomia dei giudici e nella presunzione d'innocenza. Per questo attendiamo gli sviluppi dell'inchiesta, prima di formulare un giudizio compiuto sulla vicenda. Ma visti i ruoli importanti ricoperti oggi da Giampedrone e Piciocchi, riteniamo opportuno che i due assessori riferiscano rispettivamente in Consiglio regionale e in Consiglio comunale o nelle rispettive conferenze dei capigruppo), compatibilmente con le esigenze di riservatezza dell'indagine". Lo afferma il Pd in una nota. "Anche se dalle prime indiscrezioni sembrerebbe che i fatti non riguardino l'attuale attività dei due assessori coinvolti, crediamo sia utile e opportuno, come già accaduto in passato, coinvolgere gli organi consiliari e aggiornali sull'evoluzione della vicenda". TOTI E BUCCI: RICHIESTA VERGOGNOSA "È vergognosa la richiesta da parte del Pd di riferire in aula: siamo di fronte a una strumentalizzazione surreale e senza limiti". Il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti e il sindaco di Genova Marco Bucci rispondono al Pd, che chiede agli assessori Giacomo Giampedrone e Pietro Piciocchi di riferire in aula sulla vicenda Ameglia Servizi. "Innanzitutto - spiegano - perché nelle file degli indagati compare un loro esponente, Umberto Galazzo. Ma le assurdità non si fermano qui: teniamo al fatto che i consiglieri regionali del Pd sappiano che l'unica colpa imputabile ai due assessori coinvolti in questa vicenda è di aver denunciato per primi e unici la situazione debitoria. L'inchiesta riguarda un comune amministrato dal Pd dal 2003 al 2014, con un buco di bilancio di questa società prodotto dal Pd e da loro sempre occultato fino all'arrivo di Giampedrone e Piciocchi. Il Pd dovrebbe interrogare se stesso e chiedersi dove trovi la faccia tosta per dichiarazioni come questa". "A Giampedrone e Piciocchi - concludono - va il merito di aver portato alla luce tutto questo e aver tentato di rimediare ai danni fatti da anni di amministrazione del Pd, con l'unico obiettivo di salvare il posto di lavoro dei dipendenti di Ameglia Servizi e garantire i servizi essenziali ai cittadini del borgo spezzino". L'ANTEFATTO L'Ameglia Servizi turistici Srl, partecipata integralmente dal Comune di Ameglia, fu costituita nel 2003 e dall'anno seguente si occupò della gestione degli ormeggi comunali e di altri servizi nei porticcioli di Bocca di Magra e in località Torretta e Fiumaretta. Nel 2013 l'allora presidente del Cda presentava il bilancio al socio unico per l'approvazione con la proposta per coprire le perdite con le riserve iscritte. Il socio unico, il Comune, commissionò nei mesi seguenti una due diligence contabile sul bilancio e sui conti della società, dalla quale emergeva una perdita di esercizio di oltre 1 milione e 340 mila euro, accumulata da almeno il 2008 "per la non corretta o omessa registrazione di voci contabili" si legge nell'atto di citazione. Il Cda fu poi rinnovato, con l'approvazione del progetto di bilancio 2013 e del piano di ricapitalizzazione. Solo a fine 2016 si arrivò allo scioglimento dell'Ameglia Servizi Turistici e la sua messa in liquidazione. Il fallimento della società venne dichiarato a fine 2017 dal tribunale della Spezia mentre l'8 marzo 2019 lo stesso tribunale ha emesso ordinanza disponendo la restituzione degli atti al Pm. "L'attività di impresa di Ast - si legge negli atti - non è mai stata in regime di efficienza ed economicità, mancando sia un piano industriale vero e proprio sia la continuità aziendale". Dalla relazione dopo la due diligence emergerebbe "che il bilancio 2013, originariamente predisposto, non era veritiero ed erano molteplici le irregolarità contabili". Coinvolti a vario titolo nell'indagine Armanda Chilà e Massimo Costa, ex presidenti e membri del Cda, gli ex membri del Cda Alessio Frati, Davide Santini, Pietro Piciocchi, Paolo Nocentini, oltre agli ex sindaci Galazzo, Giampedrone, De Ranieri. L'ipotesi è di bancarotta semplice. Il Pm Rossella Soffio del tribunale spezzino ha richiesto la proroga del termine delle indagini preliminari, che scadevano lo scorso febbraio, di 6 mesi.