Europee, poche attese (e speranze) per i candidati liguri
di Fabio Canessa
3 min, 33 sec
Il Punto di Paolo Lingua
La Liguria ha grosso modo un milione e seicentomila abitanti. La Lombardia passa quasi i dieci e il Piemonte è poco sotto i cinque. Lasciamo da parte la Valle d’Aosta con i suoi centomila. Queste cifre servono per farci capire il contesto del collegio di Nord Ovest, il maggiore in Italia per abitanti, così configurato per le elezioni europee che si svolgeranno il prossimo 26 maggio.
E’ l’unico collegio dove saranno previste tre preferenze. Inutile dire, perché la matematica non è un’opinione, che la Liguria è pesantemente handicappata. Lombardia e Piemonte l’hanno fatta sempre da regioni padrone grazie alla forza dei numeri. I candidati a Bruxelles e Strasburgo eletti in Liguria e liguri di matrice sono sempre stati pochi e avevano qualche chance solo nei partiti maggiori.
Ma oggi come si configura la situazione? Intanto, per via delle norma elettorale che prevede la proporzionale quasi pura sono i maggiori partiti hanno le possibilità di far passare un candidato. Proviamo a tentare un’analisi, sia pure approssimativa, perché la vera lotta si scatenerà solo dopo Pasqua.
Il Pd, partito che ha subito una pesante crisi ma che ora è dato in faticosa ma concreta ripresa, ha due eurodeputati liguri uscenti: Renata Briano e Brando Benifei. La prima ha annunciato che non si ricandiderà. Benifei, magari arrancando alleanze in Piemonte e Lombardia, cercherà di farcela, considerato che non è mai stato renziano e che, anche la volta scorsa, aveva stretto alleanze con l’ala dissidente del partito. Inoltre, se passerà come pare la vicesegreteria nazionale dell’ex ministro Orlando, spezzino come Benifei, potrebbero aumentare le sue possibilità. Sul fronte del partito appare assai difficile la candidatura dell’ex ministro Roberta Pinotti e di altri esponenti di prima fila. Il prossimo anno si correrà per le regionali e, forse, ci potrebbero scappare le lezioni politiche per il rinnovo del parlamento, nel caso di crisi di governo. Gli interessi locali sono concentrati all’interno dei confini italiani.
Il discorso vale anche per il centrodestra sia pure assai diverso partito per partito. All’interno della Lega, sempre per restare nel campo della Liguria, si parla d’una candidatura dell’ex presidente dell’assemblea regionale Bruzzone e ora senatore. Bruzzone, storico leader locale, vorrebbe forse concludere in Europa il suo cursus honorum. Meno interessati e anche con meno possibilità altri esponenti attualmente in vista sia nei maggiori comuni sia in regione. Avrebbero poche probabilità di uscire e ormai quasi nessuno ha più voglia di correre per il gusto di correre.
Lo stesso discorso vale per l’estrema sinistra (potrebbe recuperare leader come Quaranta? Difficile capirlo) e per quel che resta dei movimento del centro.
Il M5s è un discorso a parte. Prosegue nella sua logica di pescare via Internet i candidati indicati dagli iscritti ammessi e selezionati. Difficile trovare tra questi nomi interessanti e curiosi, anche perché chi è eletto negli enti locali, per statuto e costume grillino, non si sposta.
Il discorso più interessante riguarda Forza Italia. Le scelte, non tanto su chi candidare ma piuttosto su chi votare, sono sempre venute da Arcore. Il partito di Berlusconi è ormai quasi inesistente sul piano dell’organizzazione degli iscritti e dei circoli. Le scelte vengono da Arcore. Ma se in Lombardia e in Piemonte gli adepti e i quadri sono tutto sommato disciplinati rispetto alla linea ufficiale del partito, in Liguria la situazione è diversa.
Il presidente della Regione, Giovanni Toti è da tempo critico sulla linea del partito e sulle posizioni dei dirigenti che compongono il “cerchio magico” attorno all’ex cavaliere. Toti afferma che la linea del partito è generica e che occorre porsi il problema di nuove strategie, di più forti contenuti e di impostare il ragionamento sul rapporto da costruire in un nuovo centrodestra che abbia davvero possibilità di governo effettivo, dopo un possibile esautoramento del M5s e nuove elezioni. Toti è ben visto da Salvini, ma vuole ragionare con lui su strategie e scelte di base.
All’interno di Forza Italia c’è in Liguria la “linea arancione” di Toti. E allora? Non è facile, a maggior ragione, trovare candidati: gli indicati da Toti potrebbero non avere alleanze nelle due regioni ma anche i candidati ufficiali potrebbero non avere collegamenti con Toti. Sinora sono emersi soltanto dei “no grazie”. Si tratta però di aspettare le uova di Pasqua e scoprire le loro sorprese.
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