Dopo mezzo secolo risorge il “monumento” Hennebique
di Paolo Lingua
Si affaccia sul mare da più di un secolo: è il primo edificio del porto in cemento armato e per questo, oltre che per sua singolare e solenne struttura architettonica, è protetto dalla Sovrintendenza delle Belle Arti e non è mai stato demolito. E’ un “vintage” dell’edilizia industriale (ma a Genova, dall’epoca di Cavour in poi, non ne mancano). Era nato come silos granario: e per questo all’interno presenza grandi spazi vuoti. E’ una traccia marcata di una storia industriale e di traffici, perché Genova, per decenni, è stato un punto di riferimento di traffici di grano, in gran parte provenienti dalla Crimea. Ma, come sovente accade nelle vicende economiche internazionali, da mezzo secolo l’edificio dell’ Hennebique è inutilizzato e abbandonato.
Oggi, come potete leggere anche sul nostro sito, con la firma nella sede dell’Autorità Portuale di Genova tra AdSP e Vitali spa sotto gli occhi attenti del presidente Paolo Emilio Signorini si è giunta alla definitiva sistemazione del singolare “monumento”. Messi a punto l’esame tecnico del progetto e predisposti i lavori, l’Hennebique comincerà a essere ristrutturato per la fine della prossima estate. Sappiamo già che il 60% dei suoi volumi serviranno per una struttura residenziale-alberghiera e quindi non saranno occupati da nessuno a tempo indeterminato. Ci sono ancora delle incertezze – che dipenderanno anche da possibili nuove offerte o disponibilità - per un impiego invece funzionale alla vita portuale, come possibile attracco crocieristico, considerato che l’edificio è contiguo alla Stazione Marittima e quindi e ad essa funzionale. In passato si era parlato anche di un interesse da parte del Gruppo Costa Crociere, discorso rimasto per ora in sospeso.
L’accordo di oggi significa, ancora una volta, una buona notizia per lo scalo di Genova. E’ un elemento di ripresa e di rilancio, nonché di impiego funzionale di realtà da tempo inutilizzate. La vicenda dell’Hennebique è per molti aspetti singolare. Una parte laterale minore del complesso granario era stata demolita quasi subito, ma non aveva alcun valore né storico né artistico. Infatti, nel corso di mezzo secolo di abbandono, sia da parte dei vertici portuali, sia da parte delle istituzioni pubbliche e di operatori privati sono state avanzate le più svariate proposte di utilizzo. Si era partiti dalla ipotesi di realizzare un grande albergo di lusso, pensando alle crociere e al fatto che l’edificio è contiguo alla Stazione Marittima. Ma subito erano emerse difficoltà tecniche. Essendo in gran parte vuoto, si doveva procedere a ingenti – e costosi – lavori di ricostruzione senza alterare nulla della struttura difesa e controllata dalle Belle Arti. Lasciato cadere il primo progetto si era pensato anche a un grande condominio, ma erano subito subentrate le difficoltà di ricostruzione e anche le problematiche legate ai servizi per i residenti e alla questione d’un traffico privato, certamente economicaintenso, ma anche intrecciato con il traffico portuale.
Si era pensato anche di dar vita a un grande museo marittimo, aggiungendo servizi commerciali, boutiques e ristoranti. Non se ne era fatto poi nulla e gli eventuali investitori si erano ritirati. Poi ci sono state grandi pause sino all’accordo raggiunto questa mattina. E’ un bene perché nulla è più malinconico degli edifici abbandonati, in particolare se hanno caratteristiche estetiche e storiche specifiche. E per di più collocati nel cuore d’una realtà che è al centro di lavoro e affari. Lo ha sottolineato il presidente Signorini, facendo riferimento ai lavori in corso sul Waterfront di Levante sull’area della ormai ex Fiera Internazionale. E’ un aspetto del nostro avvenire dove si mescoleranno il servizio, la funzionalità imprenditoriale e anche gli aspetti importanti dell’accoglienza e dell’evasione. Ma un’economia portuale è sempre un mix di tanti elementi, nessuno dei quali è, alla fin dei conti, in contrasto.
Altre notizie
Da Cingolani a Draghi, in attesa del Pnrr
08/02/2022
Il caos di destra e sinistra
07/02/2022
La gran confusione della politica
04/02/2022
Ariel Dello Strologo: conto alla rovescia
03/02/2022