Dopo le europee che cosa succederà in Liguria?
di Paolo Lingua
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Il Punto di Paolo Lingua
Sono già emerse le prime polemiche (dirette e indirette) e stanno crescendo tutte le possibili opzioni di quello che potrà accadere in Liguria (Regione e Comuni) sul piano politico, dopo il “terremoto” del voto europeo.
È certo che la prossima primavera si voterà per rinnovare il consiglio regionale. Ci saranno anche nuovi rinnovi di consigli comunali e poi, a rullo nel 2021 e 2022 sfide importanti in comuni-chiave come Genova, Savona, La Spezia e Imperia. Inoltre su tutto pende la spada di possibili elezioni politiche, nel caso di crisi di Governo, o addirittura tra settembre e novembre oppure il prossimo anno.
La situazione è decisamente confusa, anche perché i partiti, a seconda dei risultati ottenuti, soprattutto facendo i calcoli sull’esito del voto locale.
Il Pd, in ripresa, cerca di alzare la cresta: il voto non gli offre molte chances in Regione, ma ci sarebbero delle possibilità per quel che riguarda il Comune dove il partito è uscito per primo. Però se si sommano i voti della lista composita di Emma Bonino e quelli dei verdi con il Pd si va a una dato inferiore al pacchetto tradizionale del centrodestra. Ovviamente occorre tenere conto che il voto amministrativo è sovente diverso da quello europeo anche perché la percentuale dei votanti in genere cresce. Il Pd pensa anche a una rivincita su Savona e sulla Spezia feudi storici della sinistra.
E’ ovvio che la Lega punterà alla coalizione di centrodestra sempre vincente.
E il M5s? Per i “grillini” la situazione è difficile. Nel caso poi d’una crisi di Governo la loro situazione sarebbe ancora più precaria: condannati all’opposizione con percentuali di voto in calo. Per il M5s si schiude l’una strada d’una opposizione accanita con una accentuazione dei temi moralistico-populisti.
I riflettori però sono puntati sullo schieramento di centrodestra. La Lega e Fratelli d’Italia sono nettamente cresciuti, ma non ce la fanno da soli a costituire maggioranze assolute e sicure. Forza Italia è in calo, ma i suoi voti sono necessari per governare. In questo caso la matematica è spietata. Ma all’interno del partito s’è accentuata, dopo il voto europeo, una accentuazione dei contrasti che vedono il “cerchio magico” dei fedeli di Berlusconi nettamente in contrasto che il presidente della Liguria, Giovanni Toti.
Ancora oggi Berlusconi ha criticato la linea di Toti che insiste per una operazione complessa di “rifondazione” e di riorganizzazione di Forza Italia in maniera, secondo la sua strategia, di recuperare sul piano organizzativo e sul piano della battaglia d’opinione il cosiddetto voto moderato liberale e cattolico in modo da far crescere i suffragi e di porsi, sia pure da alleato, in maniera alternativa (verrebbe da dire “integrativa”?) dei contenuti invece peculiari dei partiti di Salvini e della Meloni.
Toti pensa alle fasce deluse sia della sinistra, sia di chi si vede obbligato a votare per la destra sovranista. Per ora però la gestione di Forza Italia, in mano a Berlusconi, leader assoluto, sembra immobile e l’ex cavaliere non appare incline a fare di Toti il suo erede.
Ma per quel che riguarda la Liguria, Toti che punta a fare una sua “lista arancione” difficilmente sarà rimosso da candidato per un bis in Liguria, considerato che è molto ben visto sia da Salvini e dal suo braccio destro Edoardo Rixi, sia dalla Meloni.
Curiosamente la linea politica di Toti assomiglia (ma vista da sinistra) alla strategia alla quale ha fatto riferimento l’ex ministro Calenda, reduce da un clamoroso successo personale alle europee. Calenda punta a recuperare l’ala destra, anche dell’opinione pubblica, già patrimonio di Matteo Renzi, per il momento in disparte.
Calenda pensa ai delusi di Forza Italia e ai frammenti degli estinti partiti di centro? E’ probabile. La situazione è quindi assai fluida e per certi aspetti sfuggente. Un colpo di reni potrebbe venire dalla crisi di Governo, alla fin dei conti non improbabile. Ogni giorno la meteorologia cambia. Effetto serra anche in politica? Può darsi.
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