"Disarmiamo Leonardo", slogan e fumogeni al corteo antimilitarista
di Michele Varì
Duecento persone in manifestazione contro la produzione di armi da parte dell'azienda
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"Contro Leonardo e la sua violenza, ora e sempre resistenza”. Slogan ripetuti, fumogeni, scritte sui muri e lanci di palloncini pieni di vernice di colore rosso, come il sangue delle vittime delle guerre, contro i cancelli della Leonardo. Contro il reparto mobile della polizia schierato a difesa dell'azienda.
La manifestazione antimilitarista nelle vie di Sestri Ponente si è snodata senza grandi tensioni, partendo da piazza Baracca e con qualche problema di traffico per il ponente, rimasto quasi isolato per un paio d'ore, e questo non è particolare da poco per un sabato sera prenatalizio, come hanno fatto notare mugugnando i commercianti. Ma il fine del corteo era nobile: no alle guerre, no alle armi, soprattutto se a produrle e a venderle è l'azienda Leonardo di Sestri Ponente, oggi circunavigata e assediata dai manifestanti e blindata da un centinaio fra poliziotti e carabinieri, quasi la metà del numero dei pacifisiti scesi in piazza, che erano duecento, forse trecento. Su volantini e manifestini appicciati ai muri le tematiche: "Leonardo arma la Turchia di Erdogan", "Leonardo arma le guerre di Libia, Yemen, Siria". Un corteo composito, autonomi, ragazzi dei centri sociali, studenti, antagonisti e pure cittadini svincolati da ideologie e con i capelli bianchi. Non mancavano i duri, che a un certo punto, forse stufi di essere prigionieri del corteo ufficiale, hanno provato a sganciarsi, con prove da black bloc. Ma alla fine non è successo nulla, qualche scritta, contro Leonardo, contro la guerra, fumogeni e slogan per protestare contro la produzione di armi dell'azienda.
C'era pure uno striscione in solidarietà di Alfredo Cospito e Nicola Gai, in cella per l’attentato contro il manager di Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi. E uno striscione in francese: “Contre l’état policier. Libérez Vincenzo”, Vincenzo sarebbe Vecchi, il black bloc condannato per i fatti del G8 a Genova a cui la Francia non ha concesso l’estradizione. Evocato più volte anche l’omicidio di Jefferson Tomalà, giovane ecuadoriano ucciso proprio a Sestri da un poliziotto delle volanti durante un trattamento sanitario obbligatorio perchè rischiava di ammazzare un agente a coltellate, per i giudici l'agente non poteva fare altro, per i duri in piazza quel poliziotto è un assassino.
Fra i manifestanti anche alcuni arrivati dalla Francia e da altre regioni d'Italia. A convocare il corteo era stata l’Assemblea contro la guerra nata mesi fa dopo il blocco di un gruppo di portuali genovesi delle navi della flotta Bahri cariche di armi e di dispositivi militari destinati all’Arabia Saudita per la guerra in Yemen. A fine manifestazione tutti a casa, "ma nessuno si illuda", la lotta alle armi, come è stato ribadito allo "sciogliete le righe" davanti al mercato di via Puccini, con la musica di De Andrè a fare da sottofondo, "è appena cominciata".
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