Destra e sinistra oscillano, sperando nella crisi di Governo

di Paolo Lingua

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Il punto di Paolo Lingua

Destra e sinistra oscillano, sperando nella crisi di Governo

A voler dire la verità sia Forza Italia (e tutti i movimenti che si aggirano attorno alla sua area) sia il Pd (con annessi e più o meno connessi) aspettano che si apra una falla nel governo gialloverde e l’esecutivo cada dando via libera alle elezioni politiche. Sia Forza Italia sia il Pd per la verità stanno ondeggiando, ma un conflitto politico di respiro nazionale li costringerebbe di fatto  a serrare le fila, a fare squadra e superare i conflitti interni, anche se, per molti aspetti poco chiari. All’interno del centro moderato la situazione è tesa: c’è stata la manifestazione di Giovanni Toti al teatro Brancaccio di Roma di sabato scorso che ha segnato per il presidente della Regione Liguria alcuni punti a favore (risonanza mediatica, presenze, invito a una sorta più o meno vaga di rifondazione del partito e di avviarsi alla ristrutturazione interna e possibilmente alle primarie) e qualche appuntamento mancato di possibili sostenitori d’un certo peso, con un Silvio Berlusconi tutto sommato irritato, com’era prevedibile.

Comunque l’ex cavaliere per giovedì prossimo ha convocato un summit  con lo stesso Toti insieme al suo “cerchio magico”: la Bernini, la Carfagna, la Gelmini e Tajani. Dovranno parlare di riorganizzazione e di ristrutturazione dei dirigenti e dei responsabili territoriali. Un’analisi esterna, compiuta da esponenti di Forza Italia non ostili a Toti ma che non hanno preso parte al suo meeting,  osserva che è giusto smuovere le acque ma che la spaccatura o la scissione non porta da nessuna parte. Vale per la destra come per la sinistra che in particolare, nella storia recente e passata, ha pagato duramente gli stacchi e le piccole ribellioni estremiste. Ieri ha compiuto una intensa “passeggiata” in Liguria, Nicola Zingaretti, annunciando, tra l’altro che la sinistra potrebbe vincere le elezioni regionali della  prossima primavera. Non si sa bene come perché, soprattutto se non ci saranno elezioni politiche anticipate, il centrodestra, sia pure con tutti i contrasti interni in corso, serrerà le fila attorno a Giovanni Toti che sarà difficile da battere.

Zingaretti ha alle sue spalle un complessa e un po’ confusa battaglia mdi colonnelli e di ex generali. Per certi aspetti è bizzarro lo scontro che vede in campo l’ex leader Matteo Renzi contro esponenti di punta del suo gruppo, come Gentiloni e Minniti. Al tempo stesso Calenda sembra inquieto e sempre più proteso vero un’area lib-lab, sul filo della creazione d’una corrente se non d’un movimento autonomo esterno al Pd. Poi non mancano forme contorte di spostamenti politici in direzione del M5s, anche se i “grillini” sono stati i più fieri avversari del Pd. Poi, come sempre, fuori e vicino al Pd si agitano i piccoli movimenti estremisti, incuranti delle sconfitte  che la sinistra, soprattutto quella più radicale, sta mettendo insieme in questi mesi in tutta Europa. E’ uno strano panorama politico quello che si sta offrendo dinanzi agli occhi dei cittadini-elettori. Le forze che criticano più duramente l’attuale governo, ovvero Pd e Forza Italia ognuna dal suo punto di vista, invece di approfittare degli errori, delle contraddizioni e dei forti contrasti all’interno dell’alleanza Lega-M5s, si dilaniano al loro interno forse anche alla ricerca di una leadership non facile da conquistare data la fragilità territoriale delle organizzazioni e considerati i limiti dei colonnelli che sono troppo pallidamente carismatici sia all’interno del partito sia nei confronti di un’opinione pubblica che si divide ormai tra indifferenti e frastornati. Non è facile fare opinione a forza si slogan sui social, soprattutto se poi, ogni giorno, gli slogan cambiano o addirittura si contraddicono. O forse questa estate per ora è troppo dominata dalla calura.

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