Delitto Nada Cella, barelliere: “Nessuna traccia di sangue all’ingresso dell'ufficio”

di red. cronaca

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Particolare attenzione è stata poi data a un bottone trovato sotto il corpo della vittima

Delitto Nada Cella, barelliere: “Nessuna traccia di sangue all’ingresso dell'ufficio”

Si è riaperto a Genova il dibattimento sull’omicidio di Nada Cella, la giovane segretaria uccisa nel maggio del 1996 nello studio del commercialista Marco Soracco a Chiavari. Dopo la lunga fase istruttoria, il processo – che si svolge davanti alla Corte d’Assise – entra ora nella fase delle testimonianze della difesa, con una serie di deposizioni destinate a riaccendere il dibattito sul caso che da quasi trent’anni fa discutere la Riviera di Levante.

La principale imputata è Anna Lucia Cecere, ex insegnante, accusata di essere l’autrice materiale del delitto, presumibilmente spinta da motivi legati alla gelosia. Il commercialista Soracco, invece, è a processo per favoreggiamento, con l'accusa di non aver rivelato agli inquirenti il nome della presunta colpevole.

In aula hanno parlato sei testimoni citati dai legali di Cecere, Giovanni Roffo e Gabriella Martini. Tra questi, ha testimoniato Andrea Grillo, uno dei primi soccorritori giunti sul luogo del delitto: “All’ingresso dello studio non c’erano macchie di sangue – ha raccontato – trovammo Nada a terra, con il volto rivolto verso l’alto e i piedi sotto la scrivania. Sotto il tavolo c'era sangue ovunque, ne perse tantissimo anche durante il trasporto in ambulanza. Io e il mio collega ci sporcammo completamente”.

Grillo ha anche riferito che, all’arrivo dei soccorsi, sulla soglia c’era Soracco, “pulito, che ci disse di non averla nemmeno toccata”.

Particolare attenzione è stata poi data a un bottone trovato sotto il corpo della vittima. Due produttori di bottoni, anch’essi chiamati a testimoniare, hanno spiegato che si trattava di un tipo a “gambo chiuso”, che si cuce direttamente sul tessuto e non si inserisce in ghiere, contrariamente a quanto ipotizzato dall’accusa. Bottoni simili vennero rinvenuti all’epoca nell’abitazione di Cecere, ma secondo gli inquirenti non erano identici a quello repertato sul luogo del delitto.

A completare la giornata, la testimonianza dell'ex investigatore Franco Ramundo, che ha ricordato come una praticante dello studio avesse segnalato la sparizione di una spillatrice, poi ritrovata tra l’attrezzatura della scientifica.

Secondo quanto emerso in aula, la requisitoria della procura potrebbe iniziare a metà ottobre, con le prime richieste di condanna da parte della PM Gabriella Dotto.

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