Delitto del trapano: Riesame respinge richiesta arresto dell'indagato. Figlia della vittima: "Stupita che sia ancora libero"

di Stefano Rissetto

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Il pm Patrizia Petruzziello valuta se ricorrere in Cassazione contro il verdetto del Riesame

Delitto del trapano: Riesame respinge richiesta arresto dell'indagato. Figlia della vittima: "Stupita che sia ancora libero"

Fortunato Verduci, indagato per il "delitto del trapano" commesso in vico Indoratori 29 anni fa, resta a piede libero. Il tribunale del Riesame di Genova ha infatti respinto l'appello del pm Patrizia Petruzziello contro il rigetto della richiesta di arresto per l'indagato, sulla base del presupposto del pericolo di reiterazione del reato. L'uomo, un carrozziere di 65 anni residente a Marassi, difeso dagli avvocati Nicola Scodnik e Giovanni Ricco, è accusato di essere l'autore dell'omicidio di Luigia Borrelli, la donna uccisa 29 anni fa a Genova nel basso del centro storico dove si prostituiva.

"Il tempo trascorso dai fatti di assai rilevante estensione, tanto da determinare la prescrizione di reati gravi quali la rapina e l'omicidio semplice, l'assoluta incensuratezza, l'avere mantenuto negli anni una lecita attività lavorativa, comunque una vita caratterizzata da abitudini consolidate, rispettose delle norme penali, sono elementi tutti che integrano quegli elementi rivelatori della insussistenza delle esigenze cautelari presunte" scrivono i giudici del Riesame, sostenendo inoltre che "nessun elemento di allarme è emerso in epoca recente, nonostante la preoccupazione di essere oggetto di indagini e le pressioni effettuate dalla compagna perché lui si presentasse in Questura per cercare di capire cosa stesse succedendo". Anzi, sostengono i giudici, "Verduci nel periodo di ventinove anni trascorsi dal delitto ha certamente dovuto affrontare esperienze destabilizzanti eppure non ha avuto alcuna condotta impulsiva o aggressiva che possa confermare una incapacità di contenere le proprie azioni e il rischio di commettere quindi altri atti violenti".

Il gip Alberto Lippini aveva respinto la prima richiesta della procura spiegando, in estrema sintesi, che in quasi 30 anni una persona cambia. Aveva però sottolineato che gli indizi a suo carico sono "gravi e univoci".

"Sono stupita e molto delusa da questa decisione e dal fatto che questa persona, dopo tutto quello che ha fatto, possa ancora godere della libertà". Così Francesca Andreini, figlia di Luigia Borrelli, dopo la decisione del Riesame di respingere l'appello della procura contro il mancato arresto del carrozziere Fortunato Verduci. L'uomo è accusato di avere ucciso Borrelli 29 anni fa per rapinarla. "E' assurdo che non paghi per quello che ha fatto - continua Andreini - gli unici ad avere pagato, fino a oggi, sono mia madre, la mia famiglia e tutte le famiglie che sono rimaste coinvolte in questa triste storia". Per il Riesame, però, gli indizi a carico di Verduci sono "granitici" anche se non sussistono le esigenze cautelari per arrestarlo ora. "Personalmente - sottolinea l'avvocata Rachele De Stefanis che assiste Andreini - non condivido la decisione ma dobbiamo accettarla. Ci conforta il fatto che siano stati confermati il grave quadro indiziario (definito dal Tribunale "del tutto solido"), il movente e due delle aggravanti contestate". Intanto la pm Patrizia Petruzziello sta valutando se fare ricorso in Cassazione contro la decisione. Il codice di procedura penale prevede che "è applicata la custodia cautelare in carcere, salvo che siano acquisiti elementi dai quali risulti che non sussistono esigenze cautelari o che, in relazione al caso concreto, le esigenze cautelari possono essere soddisfatte con altre misure".